La canzone Highway Patrolman
Traccia numero 5, a chiu- dere la prima facciata del vinile originale e perfettamente incastrata, sul Cd, tra Johnny 99 e State Trooper, Highway Patrolman rappresenta uno dei momenti più alti di NEBRASKA. È una perfetta sceneggiatura in cui viene raccontata la storia di Joe Roberts e Frankie, due fratelli che conducono le loro esistenze in modo opposto: l’uno lavorando per lo Stato e cercando di far rispettare la legge come può, l’altro correndo pericolosamente sul filo del crimine. Di una misura generosa (5’40”), il brano riesce a liberare una tra le melodie più belle e compiute del disco, dando la stura a una serie di canzoni in cui Springsteen riporterà sulla fratellanza intesa come una difficile corsa a ostacoli (accade qui, ma anche nella Blood Brothers che seguirà anni dopo sul GREATEST HITS, che ben saprà fotografare la E Street Band prima perduta poi temporaneamente ritrovata, visto che resterà in stand-by altri quattro anni dopo la raccolta di successi) o all’insegna di una continua lotta contro le avversità del destino (si vedano Brothers Under The Bridges e This Hard Land, pubblicate nel cofanetto TRACKS). Cosa tipica del suo metodo di scrittura, è nella prima strofa della canzone che Springsteen ci porta in maniera prorompente dentro la storia, aggiungendo poi altri dettagli preziosi e lasciandoci procedere, coinvolti, in un viaggio dalla grande leggerezza narrativa. In termini sonori, l’ascolto è reso piacevole dal delicato accompagnamento, al quale gli abbellimenti portati dal mandolino che agisce in sottofondo regalano un che di onirico, cifra che caratterizza gran parte di questo repertorio, in special modo quei brani nei quali Springsteen torna bambino o ragazzo e si trova alle prese con i ricordi e i luoghi della sua infanzia. Dei due protagonisti, vengono qui descritti in maniera assai lucida i caratteri. Se le strofe servono a fare agire i due fratelli nel presente, con tutti i loro eccessi e le loro responsabilità, ai ritornelli è consegnato il passato, dove c’era festa, pace, ed anche l’abbraccio di quella donna che fu la prima a dividerli. Quel legame di amore e insofferenza – vicenda di due fratelli mai sulla stessa linea – viene ben rivelato quando Springsteen canta: “Frankie si arruolò nel 1965 / Io restai a badare alla fattoria, sistemandomi e prendendo Maria come moglie / Ma il prezzo del grano crollava e sembrava di venire in continuazione derubati / Frankie rientrò nel 1968 e io presi questo posto”. L’aria che si respira è anche quella del campo di battaglia, perché Frankie è un veterano ed è segnato come molti della sua generazione da quell’esperienza. Le sue difficoltà sono destinate ad aumentare col tempo, così quando suo fratello rientrerà dalla sua ferma militare per servire la legge il “blood on blood” celebrato nel testo diverrà un valore soltanto per uno di loro due. Se ne farà carico Joe, che con tutto l’amore fraterno cercherà di insegnare a Frankie come si fa “a camminare sulla retta via”. La scena dell’inseguimento, in cui per un po’ sono entrambi ignari di chi sia l’altro è bellissima: “Lo inseguii attraverso le strade della contea / Fino al cartello che diceva “confine col Canada, 5 miglia / Parcheggiai sulla statale fino a guardare le sue luci posteriori scomparire”. È un vero peccato che questa canzone, bene interpretata sul suo album JOHNNY 99 da Johnny Cash (due canzoni di Springsteen per l’Uomo in nero, un colpo niente male) abbia avuto negli anni una incerta vita di palco: raramente eseguita nel 1984 e 1985 durante il tour di BORN IN THE U.S.A., che per Springsteen fu la prima occasione per presentare le canzoni di NEBRASKA, Highway Patrolman è stata assente dalle setlist del Boss fino al 2005, anno in cui l’autore l’ha pescata insieme ad altre per il giro di concerti seguiti all’album DEVILS & DUST. Ma a parere di chi scrive, la versione più completa e definitiva, quella che meglio è stata in grado di esaltarne il retrogusto country, si è potuta ascoltare nella seconda metà dei Duemila grazie al sostanziale apporto della Seeger Session Band. Per fortuna, in LIVE IN DUBLIN brilla a tal punto da farci credere che sia una E Street Band in abiti folk ad eseguirla.