SAI COS’È L’ISOLA DI WIGHT…
(Newport, 22-23-24 giugno 2012)
#3
Tre giorni, diversi palchi, più di cinquanta show tra cui scegliere. E un sacco di fango, di quello da farci la lotta dentro. Nonostante tutto ciò è festa, sempre, dappertutto, tra i tanti giovani e meno giovani accorsi da tutto il mondo per respirare un po’ di quella magia che solo il nome del Festival evoca appena lo pronunci. Così dopo Suzanne Vega e Joan Armatrading, donne del folk rock con chitarra, dopo Jessie J e Melanie C, divette pop trascurabili ma divertenti, dopo il rock fatto in casa dei Biffy Clyro e dei Vaccines, dopo l’acclamato ritorno dei Madness e quell’antipatichello di Noel Gallagher (con High Flying Birds al seguito) la scena è tutta per i tre grandi headliner, uno per sera: Tom Petty, Pearl Jam e Bruce Springsteen.
Alla fine del concerto di quest’ultimo, ultimi fuochi di un weekend leggendario per chi ama la musica, parte in diffusione All You Need Is Love dei Beatles. La cantano in centomila, si balla e si canta in circolo, tra fuochi d’artificio e bandiere di ogni tipo. Gli anni Sessanta e il 2012 si abbracciano nell’enorme catino di prato e terra bagnata. Nessuno ha incrociato la Rolls Royce psichedelica di John Lennon ma dalla melma è parso di veder spuntare un Sottomarino Giallo. Quando tutti cantavano “there’s nothing you can do that can’t be done / there’s nothing you can sing that can’t be sung” e “all you need is love / love is all you need” con le maglie dell’Inghilterra indosso, minuti dopo che l’Italia aveva sbattuto fuori i bianchi dall’Europeo, qualcuno ha provato a immaginare cosa sarebbe successo a parti invertite. Esistono momenti e luoghi in cui la vita può ancora essere molto bella, pura e pacifica. L’invito a tutti è di visitarli prima che l’anima invecchi. Per fare un circolo nel fango mentre la voce di John Lennon riempie l’aria e poi guardare il sorriso di gente che non si conosce.