AC/DC HISTORY: POWERAGE
all’improvviso. Il colpo più duro arrivò un po’ di tempo dopo, quando assistemmo all’anteprima del film Let There Be Rock. Nessuno di noi disse una sola parola dopo la proiezione. Andammo via con gli sguardi nel vuoto”. Mick Wall, veterano del giornalismo rock e autore del saggio AC/ DC - Hell Ain’t A Bad Place To Be, ha espresso il suo pensiero sulla questione: “A mio parere, sulla morte di Bon Scott sono state dette cose false. In Inghilterra i resoconti compilati dai coroner sono quasi sempre un mucchio di stronzate. Prendi il report relativo al decesso di Bon: parlare di ‘intossicazione etilica acuta’ nel suo caso è semplicemente assurdo”.
AIN’T NO FUN
Peter “Pete” Frederick Way (nel suo curriculum: UFO, Fastway, Ozzy Osbourne, The Plot, Michael Schenker) fu uno dei primi a venire a sapere della morte del cantante in quel gelido 19 febbraio 1980: “Bon era un tipo molto piacevole. Beveva come una spugna, poi saliva sul palco e faceva un grande show. Questa era l’attitudine degli AC/DC e lui era perfettamente in sintonia con loro. Non lo avresti mai sentito dire: ‘Vediamo se riesco
L’album in cui la band australiana mise a punto il suo famoso muro di chitarre
Durante la realizzazione di POWERAGE (uscito nella primavera del 1978. Fu il primo album in cui suonò il bassista Cliff Williams, in sostituzione di Mark Evans) gli AC/DC misero a punto una formula che, stando al sound engineer Mark Opitz, consisteva nel dare alle chitarre di Malcolm e Angus Young il massimo risalto. In che modo? I volumi degli amplificatori venivano alzati al massimo affinché un lieve tocco sulle corde originasse un suono devastante, identico a quello live. La parola chiave era ‘aggressività’. “La concentrazione dei fratelli Young, e includo anche il fratello maggiore George che all’epoca li produceva, era assoluta mentre gli altri del gruppo parevano generalmente rilassati. Ma al momento di registrare era necessario che tutti fossero carichi di energia da convogliare nelle incisioni” ha ricordato Opitz, “Prima di una take la band faceva sempre una specie di riunione a cui solitamente dava inizio Malcolm. Per scaldare gli animi tutti sparavano a zero su un manager, su un discografico o su un personaggio della TV. Volavano parolacce e insulti. Quando veniva raggiunta la giusta intensità, si cominciava a lavorare. Spesso Bon Scott si dileguava, forse per non risentire della tensione che c’era nell’aria, e andava a scrivere i testi da qualche parte in solitudine. Poi tornava. Malcolm gli diceva: ‘Fammi vedere. Uhm... sì, vanno bene’ oppure ‘Ma che cazzo è ‘sta roba? Riscrivili’. E Bon si metteva nuovamente al lavoro”.