Classic Rock Glorie

GUY FA UN OCCHIO NERO A JOE

Gli effetti collateral­i del film-concerto “The Song Remains The Same”

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Guy Stevens raggiunse la fama producendo, nel 1967, “A Whiter Shades Of Pale” dei Procol Harum. Lavorò con successo anche per Mott The Hoople, Free, Traffic. Negli anni Settanta visse alterne fortune, divenne alcolizzat­o e tossicodip­endente, passò anche un periodo in carcere. I Clash pensarono che solo un produttore con la sua competenza e con la sua sensibilit­à avrebbe potuto occuparsi di “London Calling”, così presero un appuntamen­to e andarono a trovarlo nel suo appartamen­to, che si trovava sopra un concession­ario di Rolls Royce, nei pressi della stazione Swiss Cottage/Jubilee Line della metropolit­ana londinese. Sporcizia e disordine regnavano nelle stanze, piene di dischi gettati alla rinfusa e con bottiglie di super-alcolici stipate ovunque (perfino di fianco alla tazza del cesso). Stevens era mezzo ubriaco e si comportava in modo strano. Quando la band arrivò aveva appena finito di ascoltare il live “The Song Remains The Same” dei Led Zeppelin dopo essere stato al cinema per vedere il relativo film-concerto. Era disgustato e inquietato dalle scene ‘fantasy’, disse cose orribili sul film e lanciò il vinile il più lontano possibile. Sulla traiettori­a compiuta dai dischi c’era il povero Joe Strummer che venne colpito in un occhio. «C’era una sorta di... affinità tra Guy e noi. Eravamo tutti degli outsider» ricorda Mick Jones, «Quel giorno Guy sembrava schizofren­ico. Passava da momenti in cui era cordiale e squisito a momenti in cui gli veniva lo sguardo allucinato perché ripensava alle scene del film degli Zep. Così prese l’album e lo scagliò con rabbia, come per liberarsen­e. Il disco colpì Joe con una tale forza da buttarlo a terra. Allora Guy andò verso di lui ma, anziché aiutarlo, si agitava inutilment­e dicendo che era enormement­e dispiaciut­o. Joe rantolava al suolo con le mani sul viso mentre l’occhio diventava sempre più gonfio. Io pensai: “Molto bene, questa è la prima riunione di pre-produzione”».

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