Classic Rock Glorie

MICHAEL POULSEN

-

“Ricordo la prima volta che ho ascoltato Enter Sandman su MTV. La prima volta non mi è piaciuta – non mi prendeva, anche se adoravo i Metallica. Forse perché in quel periodo ascoltavo un sacco di metal estremo. E così me ne scordai, finché la mia ragazza non mi prestò il disco. Me lo diede, lo misi da parte e me lo scordai, finché non me lo richiese indietro. A quel punto, ‘Magari lo sento prima’. E rimasi senza parole: ‘Cazzo. Ma perché non l’ho mai ascoltato?’. La produzione era perversame­nte perfetta – le melodie in primo piano, e io vado pazzo per le melodie. Il pubblico era diviso. A certi metallari non piaceva perché non era abbastanza thrash, il tipo di persone che ti fanno dire, ‘Ma cazzo, chiudi la bocca!’. E poi c’era un sacco di gente che prima non avrebbe mai ascoltato i Metallica, e ora lo faceva. Non credevo di avere imparato qualcosa come musicista da quel disco, finché non ho dovuto cercare di riscrivere Don’t Tread on Me nello stile Volbeat per il disco di cover THE METALLICA BLACKLIST.

E allora, lì l’ispirazion­e ti arriva.

Ma devo dire che sono stato ispirato dai Metallica in tutta la mia carriera”. iniziarono a scrivere il seguito di …AND JUSTICE FOR ALL. Hammett e Hetfield avevano un po’ d’idee sparse in una dozzina di cassette C60 e C90, The Riff Tapes. Un’unica regola inderogabi­le: semplicità. Ulrich: Di solito, quando li scrivevamo mi preoccupav­o della lunghezza dei brani o del tempo della batteria. Stavolta non volli nemmeno pensarci.

Hetfield: Molte delle canzoni che mi aveva fatto piacere suonare o scrivere, come Kill ’Em All, erano più corte. Semplici. Hammett: Anche prima di iniziare a registrare, avevamo tra le mani un sacco di riff. Quello per Sad But True ci ronzava in testa da parecchio. E anche quelli per Of Wolf and Man e Through the Never. Ulrich: Fin dal primo giorno in cui ci mettemmo a lavorare su Enter Sandman, in quel disco c’era qualcosa che prometteva di essere una bomba.

Hammett: Il riff di Enter Sandman mi venne in mente verso le tre di notte. Stavo seduto in camera da letto. La gente mi chiede sempre, “Che ci facevi in piedi alle tre di notte?”. Be’, ero ancora in “fuso da tour”. Suonavo la chitarra. Non avevo altro da fare. Avevo ascoltato i Soundgarde­n tutto il giorno. A me e James piacevano. Cercavo di lasciarmi prendere da quell’atmosfera. E arrivò quel riff. Da solo. La cosa bella di quel disco è che in pratica si è scritto da solo. Assoli, musica, canzoni, è come se fossero usciti dal nulla. Come se l’universo ce l’avesse servito su un piatto d’argento. Non come i primi quattro dischi.

Ora che l’universo gli aveva regalato l’ispirazion­e, i Metallica avevano bisogno di un aiuto per fissarla su nastro. I loro tre dischi precedenti erano stati prodotti da Flemming Rasmussen, assieme a Hetfield e Ulrich, ma per questo avevano bisogno di qualcuno che arrivasse e rimescolas­se tutto. C’erano due album pubblicati nel 1989 che li avevano impression­ati: SONIC TEMPLE dei Cult e DR. FEELGOOD, il disco robusto anche se un po’ leccatino dei Mötley Crüe. Entrambi erano stati prodotti da uno che sapeva il fatto suo, Bob Rock: alla fine, il produttore canadese sarebbe stato ammesso nel Cerchio Magico dei Metallica, ma non prima di un lungo reciproco annusament­o. Hetfield: Dopo aver ascoltato per bene JUSTICE, era chiaro che servisse una guida. Non lo sto criticando. Era il disco giusto per quel momento. Ma la batteria era troppo forte, e anche le chitarre. Rappresent­ava me e Lars in quel momento.

Ulrich: Sentimmo che era arrivato il momento di fare un disco con un sound ricco, corposo. E il disco dal sound migliore degli ultimi due anni era stato DR. FEELGOOD [dei Mötley Crüe]. Per

 ?? ?? Da sinistra: James Hetfield e Kirk Hammett.
Da sinistra: James Hetfield e Kirk Hammett.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy