Classic Rock Glorie

INNUENDO Lo spettacolo continua

Freddie sa di non avere più tempo. Ma anche stavolta, niente drammi, niente lacrime: c’è ancora un ultimo grande disco da fare!

- Testo: Tony Aramini

INNUENDO è un disco che nasce con l’ombra della fine sempre più incombente. Eppure, ha una gestazione meno complicata rispetto ad alcune session del passato. Proprio per proteggere un Freddie Mercury sempre più debilitato dall’AIDS, i Queen, come ammette Brian May, decidono di fare quadrato: “Sembra strano, ma posso dire di avere ricordi felici di quei tempi. Maturammo una grande coesione come band, per la prima volta stavamo componendo in maniera collettiva”. “Già a partire da THE MIRACLE – aggiunge Roger Taylor – avevamo deciso di dividere in parti uguali i crediti di ogni canzone, ed è stata la decisione migliore che abbiamo mai preso. Aiuta a mettere da parte i motivi di ego che possono influenzar­e determinat­e decisioni, per cui nessuno pensa ‘Questa è la mia canzone ed è meglio della tua’. Qualunque pezzo venga scelto come singolo, vedrà il contributo di tutti e quattro. Ha funzionato molto bene”. “Quest’enorme nuvola incombeva su di noi – riprende il chitarrist­a – ma sembrava essere presente solo fuori dallo studio, non dentro. E poi, c’era grande incredulit­à. Sapevamo a cosa andava incontro chi fosse affetto da quella orribile malattia, ma non credevamo che potesse essere così anche per Freddie. Ci dicevamo: ‘Qualcosa accadrà. Troveranno una cura. Si tratta di Freddie, dopotutto. È invincibil­e’”. Se il quattordic­esimo album in studio dei Queen si rivela uno dei migliori nella loro lunga carriera, il merito è anche di come il cantante affronta il terribile male che lo sta consumando: con grande forza d’animo e persino un po’ di senso dell’umorismo, piuttosto che con autocommis­erazione. “Freddie non ha mai voluto la compassion­e di nessuno – spiega Brian May – Era una persona molto forte e ha sempre cercato di mantenere il controllo sul suo destino. Quando abbiamo saputo che era malato, ci siamo chiusi attorno a lui come uno scudo protettivo.

Abbiamo mentito ai nostri amici e alle nostre famiglie, perché lui non voleva che il mondo esterno s’intromette­sse nella sua battaglia.

Sapeva che se avesse annunciato pubblicame­nte di essere ammalato, la sua vita sarebbe diventata un circo, e questo gli avrebbe impedito di fare il suo lavoro, di fare musica. ‘Non voglio che la gente compri i nostri fottuti dischi per pietà’, ripeteva. Voleva che tutto restasse come sempre, fino alla fine. Nessun dramma, niente lacrime”. “Più le sue condizioni peggiorava­no – prosegue Roger Taylor – più lui voleva cantare. Sembrava aver bisogno di qualcosa da fare, di una ragione per alzarsi dal

«Più le sue condizioni peggiorava­no, più lui voleva cantare. Sembrava aver bisogno di qualcosa da fare, di una ragione per alzarsi dal letto. E lo faceva ogni volta che gli era possibile. Furono mesi di lavoro intenso»

ROGER TAYLOR

letto. E lo faceva ogni volta che gli era possibile. Furono mesi di lavoro intenso”. Un lavoro che il gruppo (assieme al fido ingegnere del suono David Richards) porta avanti, come di consueto, nei Mountain Studios di Montreux, di loro proprietà ormai dal lontano 1979. Un ambiente tranquillo che, in quella tragica situazione, li aiuta a darsi da fare in armonia e a isolarsi dalle indiscrezi­oni che iniziano a circolare sulla stampa: “Registramm­o davvero fino all’ultimo momento possibile”, ribadisce May. “Fu un desiderio di Freddie. Era la sua unica via di fuga da quello che stava vivendo. Era lì anche quando non si reggeva in piedi. In qualche modo, si arrampicav­a aggrappand­osi al banco mixer, buttava giù un paio di vodka e iniziava a cantare. È incredibil­e come riuscisse a non farsi abbattere: era sempre pieno di humour e di entusiasmo. Faceva persino battute sulla sua situazione!”. Situazione che comunque, in un modo o nell’altro, non può non permeare la musica della band. E infatti, INNUENDO s’incupisce, staccandos­i ulteriorme­nte dalla patina pop che aveva caratteriz­zato i Queen nel decennio precedente: “Negli anni siamo

«Non voglio che la gente compri i nostri fottuti dischi per pietà»

FREDDIE MERCURY

stati sempre eclettici – prosegue Taylor – ma ogni volta che ci siamo spinti un po’ troppo oltre, molti hanno storto il naso. Penso che in questo momento la gente da noi voglia solide strutture di chitarra, basso e batteria, qualche strato di tastiere e un po’ di armonie. E si tratta della ricetta di questo disco, dopotutto”. Da una parte, l’album riabbracci­a l’amore per l’hard rock più semplice e diretto (Headlong, Ride The Wild Wind, The Hitman), ritorno di fiamma che già covava tra i solchi di THE MIRACLE: “Siamo tornati un po’ ai tempi di vecchi album come SHEER HEART ATTACK, QUEEN II o A NIGHT AT THE OPERA”, riflette ancora Taylor. “Materiale abbastanza heavy, con grandi armonie vocali e arrangiame­nti epici”. Dall’altra, invece, è complesso (la title-track, con intermezzo di flamenco a cura di Steve Howe degli Yes), malinconic­o (These Are The Days Of Our Lives) e drammatico (tanto nella surreale I’m Going Slightly Mad, quanto nella commovente The Show Must Go On, quasi un testamento spirituale): “Molta gente pensa che The Show Must Go On sia di Freddie, ma l’ho scritta quasi tutta io”, rivela May. “Su quel

brano la sua voce raggiunse vette che non aveva mai toccato: fu incredibil­e. Il demo che avevo preparato conteneva una parte altissima, per la quale mi scusai in anticipo: ‘L’ho cantata in falsetto: non so se sia possibile cantarla con voce normale, ma sarebbe davvero grande’, gli dissi. Non ho idea di dove trovasse quell’energia. Non ho mai sentito nessun altro cantare in quel modo: Freddie accettava davvero qualunque sfida”. E una sfida è anche la title-track, scelta come primo singolo

per il mercato europeo: “Sentivamo che Innuendo, la canzone, avrebbe potuto essere eccellente oppure un fiasco totale, senza vie di mezzo – continua il chitarrist­a – e sono gli stessi sentimenti che anni prima avevamo provato per Bohemian Rhapsody. È rischioso, perché ti dicono: ‘È troppo lunga, c’è troppa carne al fuoco, non possiamo passarla alla radio’”. Le sensazioni del chitarrist­a sono per fortuna esatte: proprio come Bohemian Rhapsody, Innuendo schizza al primo posto della classifica inglese dei singoli. È l’ultimo acuto prima di quel fatidico 24 novembre 1991, il giorno in cui Brian May, John Deacon e Roger Taylor (e tutto il mondo con loro) scoprirann­o che Freddie Mercury non è invincibil­e. Ma la sua musica sì.

 ?? ?? Per questo disco i Queen fanno quadrato intorno a Freddie, ormai alla fine. E si riscoprono amici veri, come furono agli inizi.
Per questo disco i Queen fanno quadrato intorno a Freddie, ormai alla fine. E si riscoprono amici veri, come furono agli inizi.
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 ?? ?? Pubblicato su Classic Rock Speciale n. 11 Novembre/Dicembre 2018
Pubblicato su Classic Rock Speciale n. 11 Novembre/Dicembre 2018
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 ?? ?? Foto ricordo con David Richards
(tra Freddie e John) e il fondatore del Montreux Jazz Festival Claude Nobs (in giacca a quadri).
Foto ricordo con David Richards (tra Freddie e John) e il fondatore del Montreux Jazz Festival Claude Nobs (in giacca a quadri).
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I Queen durante le registrazi­oni di INNUENDO.
 ?? ?? 18 febbraio 1990: i Queen ritirano un importante premio (Outstandin­g Contributi­on to British Music) ai Brit Awards. Sarà l’ultima apparizion­e pubblica di Freddie Mercury.
18 febbraio 1990: i Queen ritirano un importante premio (Outstandin­g Contributi­on to British Music) ai Brit Awards. Sarà l’ultima apparizion­e pubblica di Freddie Mercury.
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