PETER SINFIELD

Nella sua vena poetica, Sinfield infila una fantasia visionaria densa di allegorie, metafore, invenzioni letterarie, simbolismi alchemici, occulto. E una cultura formidabile. Nato a Londra nel 1943, cresce con la madre Deidre: un’imprenditrice femminista, antifascista e bisessuale alquanto bohémienne. A scuola sboccia il suo amore per la letteratura. Poi viene a contatto con Ian McDonald, che lo introduce ai fratelli Giles e a Robert Fripp. Arrivato Greg Lake, conia il nome King Crimson. Inserito nella line-up, scrive i testi e durante le esibizioni si occupa del light-show (talvolta suona l’EMS VCS3). Ma sulla linea da seguire presto arrivano le beghe perché spinge per una musica “più morbida, più calda, più mediterranea”, come ricorderà nel 2007 a «Record Collector». E così nel 1972 “Fripp mi telefonò per dirmi che uno di noi doveva andarsene. E naturalmente, con un tour negli Stati Uniti programmato, quell’uno non sarebbe mai stato il chitarrista”. Lo stesso anno produce il primo Roxy Music e nel 1973 incide il suo STILL (belle atmosfere ma voce debole). Inoltre ora si dà da fare con le parole anche per gli Emerson, Lake & Palmer, la PFM e con i soldi guadagnati si gode la vita a Ibiza. Nel 1979 in veste di narratore realizza con Brian Eno IN A LAND OF CLEAR COLOURS, scritto da Robert Sheckley. Più o meno rimasto senza soldi, l’anno successivo fa ditta con Andy Hill ed entra nel ricco mondo del pop. Tra gli artisti che cantano i suoi versi anche Cher, Cliff Richard, Leo Sayer, i Bad English, Céline Dion, Diana Ross, i Bucks Fizz. E a proposito di questi ultimi, nel 2002 a «Modern Dance» spiega che è “dieci volte più difficile scrivere hit di tre minuti con una patina di integrità che scrivere qualcosa per i King Crimson o gli ELP. Ma ci sono riuscito a metà con The Land Of Make Believe. Sotto il suo ‘tra-la-laas’ c’è una virulenta canzone anti-Thatcher. Oh si, lo è: ‘qualcosa di brutto ti aspetta nel tuo giardino, pazientemente finché non potrà avere il tuo cuore’”. MG