Classic Rock (Italy)

Il ritorno del rock’n’soul

- Intervista: Francesco Donadio Foto: Andrew Cotterill

Il primo disco è sempre una scommessa. Ne abbiamo parlato con Piers Mortimer, chitarrist­a e leader del gruppo insieme al cantante Leo Robarts.

Siete tutti nati intorno alla fine degli anni 80. Cosa vi ha ispirato a cimentarvi con un genere che rimanda alla fine dei Sixties e ai primi anni 70?

Io e Leo abbiamo cominciato a suonare insieme quando avevamo 14 anni. Abbiamo sempre avuto un forte legame riguardo alla musica dei nostri genitori. Mio padre aveva suonato con dei gruppi (tra cui Roger The Cat, che nel ’79 fecero da supporto ai Police), nelle nostre case si ascoltavan­o gli Stones, i Free, Hendrix. Sono state le nostre basi.

Piers, tu sei il produttore dell’album: come hai ottenuto questo sound?

Ho realizzato un mix tra il suono vintage, di una band che suona nella stessa stanza (alla Free e Deep Purple), con il sound di una rock band contempora­nea, alla Black Keys. E questo deriva dall’usare tecniche di registrazi­one moderne, perché ovviamente noi non registriam­o più su nastro ma in digitale. Tutte queste cose creano quel sound. Ma soprattutt­o, il fatto che suoniamo dal vivo tutti insieme in una stanza: è questa la cosa principale.

Sapiente miscela di rock hendrixian­o e soul, TRICKS ON MY MIND ha le carte in regola per lanciare il quintetto di Cambridge nel firmamento della nuova scena UK.

Qual è il “quid” speciale e unico che gli Sweet Crisis apportano a questo tipo di musica?

La voce di Leo. Non ci sono molti cantanti che cantano come lui al giorno d’oggi. Facciamo delle cover dei Free e lui canta quasi meglio di Paul Rodgers. Inoltre, non siamo una band di “puristi”, non siamo i Greta Van Fleet né i Black Crowes. Si può dire che siamo una via di mezzo tra quelle band e, ad esempio, i Black Keys e i Royal Blood. In fondo, con i Greta Van Fleet la gente pensa:

“Mi piacerebbe vedere un concerto dei Led Zeppelin (ride) e loro sono la cosa più simile che c’è”. Noi siamo più vari: rock classico – ok – ma anche un sacco di soul. E – attenzione! – questo è solo il primo album, il secondo sarà meno “retro” e più originale, avrà un suono più “secco” e la batteria più presente.

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Sweet Crisis: piedi ben piantati nel passato, testa al futuro.

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