La nuova frontiera dei live album?
Assieme al bassista Amos Williams abbiamo tracciato un bilancio della carriera del gruppo inglese, che dieci anni fa ha esordito con ONE. L’occasione ci viene dalla promozione di un live album sbalorditivo: PORTALS è stato filmato ai Lite Up Studios di Fareham e riflette un periodo difficile per l’industria musicale, ma classificarlo semplicemente come la riproduzione in formato fisico di un evento andato in onda nello scorso inverno sarebbe limitante. Dopo aver raggiunto il loro apice con SONDER, i TesseracT hanno infatti saputo creare una trasposizione live eccezionale per i propri brani, sfruttando un’ambientazione scifi e spingendosi a livelli cinematici di assoluto rilievo.
Oltre a essere un prodotto molto ambizioso, PORTALS sembra qualcosa di più di un mero live album.
Abbiamo cercato di evolvere il concept di SONDER. Cerchiamo sempre nuovi modi di stare sul palco e uscire dai tipici standard dei concerti rock. Ci siamo ispirati a Pink Floyd, Muse e Devin Townsend, coniugando una performance teatrale con suoni e immagini di stampo moderno.
Lo avreste realizzato anche se non ci fosse stata la pandemia?
Probabilmente no, perché sarebbe stato difficile trovare il tempo di portare a termine un progetto del genere. Adesso però potrebbe nascere una serie e stiamo pensando di ripetere l’esperienza come una sorta di espansione del prossimo album.
È stato divertente filmare il concerto? Oppure è stato stressante e faticoso?
È stato molto duro perché dovevamo confrontarci con circa cinquanta persone, tra tecnici, ingegneri sonori e light designer, però ci siamo divertiti. Abbiamo abbattuto delle barriere in termini creativi, raggiungendo un equilibrio tra le ambientazioni futuristiche di film come Blade Runner e un elemento umano che secondo noi non deve mai mancare. Ci interessa descrivere l’umanità che guarda oltre se stessa, anche se è impossibile sapere se la distopia potrà nascondere qualcosa di meraviglioso o terribile.
Ai vertici della scena progressive metal con un progetto futuristico.
Qual è la traccia che secondo te ha goduto maggiormente di questo nuovo processo creativo?
Tourniquet mi ha stupito tantissimo. È lenta, potente, ricca di colori e definita in modo maniacale. Inoltre non l’avevamo mai suonata dal vivo e quindi è stato eccitante espanderla con la componente visuale. È un esempio di come siamo cresciuti in questi anni. Ai tempi di ALTERED STATE, nonostante il successo di Nocturne, non eravamo compresi totalmente. La nostra identità ora si è rafforzata e lo dimostrano i demo che stiamo registrando per il prossimo lavoro in studio.