Medicinali…
Retroscena e leggende metropolitane dal mondo del rock
Brian nasce a Bruxelles nel 1972. Suo padre era un dirigente di banca e la famiglia lo seguiva puntualmente in tutti i suoi spostamenti, fino al definitivo trasferimento in Lussemburgo. Col tempo, il destino professionale di Brian sembra segnato: secondo la famiglia seguirà le impronte del padre, ma al ragazzo piacciono musica, arte, scrittura. Quando si tratta di decidere dove andare a scuola, non ha molta voce in capitolo e finisce in un prestigioso istituto lussemburghese, dove, proprio per tutte le sue velleità artistiche, incomincia a patire la distanza emotiva e culturale dai suoi compagni e viene bullizzato. Brian non ne può più e, stremato dalle cattiverie gratuite a cui è sottoposto quotidianamente, chiede di cambiare scuola. Il padre non lo capisce e, nonostante glielo abbia concesso, non riesce ad accettare le sue sempre più urgenti esigenze creative. Il conflitto familiare e la continua, dolorosissima ricerca di una sua identità, lo portano a peggiorare e a dover ricorrere alle cure psichiatriche del caso. La famiglia, in realtà, non crede che Brian abbia dei veri problemi ed è convinta che, con buona volontà e disciplina, tutto possa risolversi in fretta; per suo padre, infatti, i farmaci che assume non sono necessari e un qualsiasi placebo sortirebbe lo stesso effetto.
Arrivato ai vent’anni, quando si trova a Londra per studiare recitazione al
Goldsmiths College, seppure libero di esprimersi artisticamente e senza più veti familiari, Brian si ritrova in conflitto con se stesso, con una sessualità mai definita del tutto, un malessere generale e una fatica di vivere che non riesce ancora a mettere a fuoco. Gli viene diagnosticata una grave forma depressiva e da lì una terapia farmacologica che gli regala un po’ di equilibrio, ma anche una familiarità con i farmaci che lo segnerà per sempre. Poi, una rivelazione, letale e salvifica allo stesso tempo. Brian incappa in una massima di Bukowski che lo conduce per mano sulla via del successo e gli dà il coraggio di vivere appieno la sua unicità: “Alcune persone non impazziscono mai. Che vite orribili conducono!”. È su queste parole che Brian desidera, costruisce e realizza il suo successo da artista. In un’intervista del 1997, Brian Molko ammette che l’eroina è, probabilmente, l’unica droga su questo pianeta che non ha provato. Poi, allo stesso giornalista che gli chiede di spiegare il nome della band, Brian risponde: “Come musicista cerchi di trovare un nome per la tua band che ti rappresenti, ma non succede mai, perché, in pratica, i nomi delle band, dopo un po’, perdono il loro significato. La cosa più importante per un nome è che puoi immaginare quarantamila persone che lo urlano all’unisono e, in questo caso, descrivono la medicina migliore che mi sia mai stata prescritta”.