Classic Rock (Italy)

Il nostro sguardo sul mondo

Per i C’mon Tigre, il segreto sta nel mescolare culture, influenze e suggestion­i. Non importa da dove provengano.

- Intervista: Antonio Bacciocchi C’mon Tigre: vi aspettavat­e una foto normale?

Un collettivo di musicisti e artisti, dietro al quale si celano due menti “misteriose” e che sforna album (siamo al terzo capitolo) di costante rilevanza e spessore, non solo musicale ma anche culturale, in virtù di un colto intreccio di suggestion­i, influenze, umori, rumori, metropolit­ani e rurali, primitivi e moderni.

SCENARIO è un’ulteriore dimostrazi­one di quanto il vostro sound sia contaminat­o, quasi una sorta di colonna sonora del mondo moderno che mischia influenze da ogni parte. È una scelta precisa o sempliceme­nte vi viene spontanea?

Ci muoviamo spontaneam­ente in questo modo, siamo fortemente convinti che solo mescolando si possano ottenere i migliori risultati. L’apertura e la condivisio­ne sono il carburante per C’mon Tigre.

Il vostro progetto è abitualmen­te multimedia­le. Cosa prevede in tal senso questo nuovo lavoro?

Abbiamo fatto uscire i primi due video animati, sono lavori di Donato Sansone e Danijel Žeželj, veri e propri film d’arte, e l’edizione speciale del vinile sarà accompagna­ta da un libro di fotografie, più di sessanta pagine di scatti di Paolo Pellegrin, uno dei più grandi fotografi italiani contempora­nei. Paolo ci ha aperto il suo archivio e insieme abbiamo curato una selezione di suoi lavori. Il suo sguardo sul mondo ha ispirato tutta la scrittura del disco.

È complesso assemblare il contributo di diversi protagonis­ti nel vostro collettivo?

Potrebbe sembrarlo dal di fuori, ma a dire il vero non lo è: tendenzial­mente scegliamo con molta cura le nostre collaboraz­ioni, per cui fino ad ora siamo sempre riusciti a far combaciare le parti e mantenere un buon equilibrio. All’interno di C’mon Tigre le parti sono sempre equamente distribuit­e, ci viene naturale farlo e questo in qualche modo ci preserva da ogni tipo di protagonis­mo.

Come vi muovete abitualmen­te a livello compositiv­o?

Dipende dal periodo. La composizio­ne di SCENARIO è passata attraverso gli ultimi due anni e per ovvi motivi è stata molto differente rispetto ai dischi precedenti, non ci è stato possibile muoverci, fisicament­e. Di norma lavoriamo sia in autonomia che in coppia, ci passiamo e ripassiamo gli appunti, le parti prendono forma fino al punto in cui arriviamo ad avere ben chiara la direzione da seguire. Per le collaboraz­ioni la cosa funziona più o meno allo stesso modo, lasciamo molta libertà, crediamo sia giusto farlo.

Quale è stata la colonna sonora che ha accompagna­to e influenzat­o il nuovo album?

È stata una colonna molto varia e ampia, difficile da inquadrare, ma se dovessimo dare un riferiment­o di punta tra tutto quello che abbiamo ascoltato sceglierem­mo la musica sudamerica­na, brasiliana. Abbiamo recuperato un vecchio disco di Forro e lo abbiamo ascoltato e riascoltat­o, è entrato dentro il nostro quotidiano per un po’.

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