Il nostro sguardo sul mondo
Per i C’mon Tigre, il segreto sta nel mescolare culture, influenze e suggestioni. Non importa da dove provengano.
Un collettivo di musicisti e artisti, dietro al quale si celano due menti “misteriose” e che sforna album (siamo al terzo capitolo) di costante rilevanza e spessore, non solo musicale ma anche culturale, in virtù di un colto intreccio di suggestioni, influenze, umori, rumori, metropolitani e rurali, primitivi e moderni.
SCENARIO è un’ulteriore dimostrazione di quanto il vostro sound sia contaminato, quasi una sorta di colonna sonora del mondo moderno che mischia influenze da ogni parte. È una scelta precisa o semplicemente vi viene spontanea?
Ci muoviamo spontaneamente in questo modo, siamo fortemente convinti che solo mescolando si possano ottenere i migliori risultati. L’apertura e la condivisione sono il carburante per C’mon Tigre.
Il vostro progetto è abitualmente multimediale. Cosa prevede in tal senso questo nuovo lavoro?
Abbiamo fatto uscire i primi due video animati, sono lavori di Donato Sansone e Danijel Žeželj, veri e propri film d’arte, e l’edizione speciale del vinile sarà accompagnata da un libro di fotografie, più di sessanta pagine di scatti di Paolo Pellegrin, uno dei più grandi fotografi italiani contemporanei. Paolo ci ha aperto il suo archivio e insieme abbiamo curato una selezione di suoi lavori. Il suo sguardo sul mondo ha ispirato tutta la scrittura del disco.
È complesso assemblare il contributo di diversi protagonisti nel vostro collettivo?
Potrebbe sembrarlo dal di fuori, ma a dire il vero non lo è: tendenzialmente scegliamo con molta cura le nostre collaborazioni, per cui fino ad ora siamo sempre riusciti a far combaciare le parti e mantenere un buon equilibrio. All’interno di C’mon Tigre le parti sono sempre equamente distribuite, ci viene naturale farlo e questo in qualche modo ci preserva da ogni tipo di protagonismo.
Come vi muovete abitualmente a livello compositivo?
Dipende dal periodo. La composizione di SCENARIO è passata attraverso gli ultimi due anni e per ovvi motivi è stata molto differente rispetto ai dischi precedenti, non ci è stato possibile muoverci, fisicamente. Di norma lavoriamo sia in autonomia che in coppia, ci passiamo e ripassiamo gli appunti, le parti prendono forma fino al punto in cui arriviamo ad avere ben chiara la direzione da seguire. Per le collaborazioni la cosa funziona più o meno allo stesso modo, lasciamo molta libertà, crediamo sia giusto farlo.
Quale è stata la colonna sonora che ha accompagnato e influenzato il nuovo album?
È stata una colonna molto varia e ampia, difficile da inquadrare, ma se dovessimo dare un riferimento di punta tra tutto quello che abbiamo ascoltato sceglieremmo la musica sudamericana, brasiliana. Abbiamo recuperato un vecchio disco di Forro e lo abbiamo ascoltato e riascoltato, è entrato dentro il nostro quotidiano per un po’.