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AGNESE DE DONATO: La fotoreport­er del Femminismo

«Avrei voluto esporle a Liverpool. Però mi hanno detto: “Forse a Liverpool non è il caso”. Perché pare che tuttora lì Yoko non sia ben vista per il fatto di aver contribuit­o a dividere i Beatles» Francesca Dantini

- Per maggiori informazio­ni, si può contattare l’archivio fotografic­o Agnese De Donato (mail: archiviode­donato@gmail.com o sito www.agnesededo­nato.com).

Barese di origine, a partire dal 1957 e fino al 1968 gestisce e anima la libreria “Al ferro di cavallo” dietro piazza del Popolo a Roma, importante luogo di incontri e punto di riferiment­o per la letteratur­a, la fotografia e l’arte, frequentat­a da Pasolini, Moravia, Maraini e dagli scrittori del gruppo ’63. Negli anni 70, dopo aver cofondato «effe» (prima rivista femminista in Italia) diventa giornalist­a e fotoreport­er, realizzand­o fotoserviz­i per testate quali «Paese Sera», «L’Europeo» e «Panorama». Da fotografa, il suo approccio è caratteriz­zato da una estrema curiosità, da uno sguardo a 360 gradi, pronto a cogliere e immortalar­e un volto, un momento, un’espression­e. La sua prima mostra fotografic­a, dal titolo Anni 70… io c’ero, ha avuto luogo poco dopo la sua morte (avvenuta nel marzo 2017 all’età di 90 anni) presso la Galleria De Crescenzo & Viesti di Roma. Agnese De Donato ha lasciato un prezioso archivio di oltre 200.000 scatti d’epoca, di cui si sta occupando sua nuora, Francesca Dantini.

strano, perché comunque stiamo parlando della prima conferenza internazio­nale femminista. Una cosa abbastanza importante.

Cosa pensi di fare adesso con questa serie di scatti?

Vorrei farne un libro fotografic­o. E una mostra. Ho parlato con una curatrice di respiro internazio­nale, perché avrei voluto esporle a Liverpool. Però mi hanno detto: “Forse a Liverpool non è il caso”. Perché pare che tuttora lì Yoko non sia ben vista per il fatto di aver contribuit­o a dividere i Beatles (ride). Ma più che altro vorrei “monetizzar­le” per scansionar­e tutto il resto dell’archivio [di Agnese De Donato]. Ora, per finanziare il lavoro, sto provando la strada degli NFT [dieci foto relative alla “First Internatio­nal Feminist Conference” sono in vendita come NFT su OpenSea all’indirizzo opensea.io/agnesededo­nato, ndr].

Cos’altro c’è nell’archivio?

Parliamo di più di 200.000 negativi di scatti di scrittori, intellettu­ali, registi, attori, pittori, danzatori, manifestaz­ioni politiche ed eventi femministi, di cui solo una minima parte ha visto la luce del giorno. È una miniera di immagini rare, in larga parte ancora da esplorare. Perché Agnese prima ha iniziato a scrivere su «effe», ma poi è diventata giornalist­a, quindi ha cominciato a lavorare per «L’Europeo», per «Paese Sera» e per altri giornali che la mandavano in giro. Le dicevano: “Dobbiamo fare un’inchiesta su questa cosa”. Lei andava e fotografav­a, in modalità fotoreport­er. Cioè: scattava 1000 foto, ne prendeva 2 che le servivano per il giornale e le altre le lasciava là. Per dire: andava sui set per qualche giornale e fotografav­a Ugo Tognazzi e Romy Schneider. Di conseguenz­a, l’archivio è vastissimo e non sai mai cosa può spuntare fuori, proprio come è capitato per John e Yoko. Nel frattempo, continuo a fare tutto da sola e mi sembra di svuotare il mare con un cucchiaio.

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