Arcade Fire
We
HS: 75
Dopo un lustro di attesa, gli Arcade Fire tornano in sala per un disco profondamente legato a questi ultimi due, difficili anni: dopo lo stop forzato del marzo 2020, i coniugi Win Butler e Régine Chassagne si sono rimboccati le maniche continuando a scrivere sino a quando si sono potuti ricongiungere al resto della band allo Studio Sonic Ranch di El Paso. Il disco, che dura ‘solo’ quaranta minuti, è diviso in due parti: la prima, I (nel senso di ‘io’) è fatta apposta per disturbare, sottolineando la solitudine del lockdown, la difficoltà, la paura, l’ansia, la mancanza di contatto fisico. I primi due alienanti brani dell’album si ispirano alla poesia di Lawrence Ferlinghetti I Am Waiting. La prima parte si conclude con l’angosciante suite End Of The Empire I-IV, con una voce soffiata e claustrofobica, accompagnata dal piano.
La seconda parte è WE, ‘noi’, e vuole invertire il processo: girando l’immaginario vinile si assiste a una rinascita, fatta di gioia, amore, di nuove possibilità, in un viaggio catartico che dal buio torna alla luce di The Lightning I, II (furbescamente il primo singolo). Seguono i due Unconditional con una lettera d’amore al figlio di Win e Régine e una Race And Religion cantata da Régine con un cameo di Peter Gabriel. L’album finisce con We, un’apertura acustica, un invito a intraprendere il viaggio.
In copertina, la fotografia di un occhio umano ritoccata da Terry Pastor (che si è ispirato alle sue iconiche copertine di HUNKY DORY e ZIGGY STARDUST fatte per David Bowie) vuole ricordare un buco nero al centro della Via Lattea.