Van Morrison
What’s It Gonna Take?
HS: 65
Se credevate (o speravate) che con LATEST RECORD PROJECT Van Morrison avesse esaurito tutta la sua frustrazione antilockdown, vi sbagliavate: esattamente un anno più tardi, il suo quarantatreesimo album di studio mette le cose in chiaro sin dall’illustrazione di copertina, che ritrae una coppia in fuga ma saldamente legata ai fili tirati da un invisibile burattinaio. Su molte di queste 15 nuove canzoni aleggia l’ombra inquietante della cospirazione, della manipolazione, dei poteri forti che condizionano e spesso distruggono le nostre esistenze. Basta dare una scorsa a titoli come Fighting Back Is The New Normal, Can’t Go On This Way o Fodder For The Masses per intuire come le sue posizioni antagoniste si siano addirittura radicalizzate. Del resto, come lui stesso ha più volte ribadito nelle rare interviste concesse in questi anni, Morrison non è a caccia di consensi (Not Seeking Approval) e da tempo fa dischi solo per se stesso e per lo zoccolo duro dei suoi fan, totalmente disinteressato alle aspettative del mercato (I Ain’t No Celebrity). Nei comunicati stampa, ad esempio, viene ribadito come un mantra sempre lo stesso concetto: che lui è stanco di essere associato ai suoi classici e che continua a produrre nuova musica con invidiabile prolificità. Peccato che a volte la sua attenzione cada troppo sul messaggio (alcuni testi sono deliziosi, vedi Stage Name), perdendo di vista l’aspetto più strettamente musicale, ormai quasi dato per scontato. Anche stavolta, insomma, si suona parecchio con gagliarda attitudine live ma nei solchi c’è un sentore di déjà vu, un sonnacchioso tran tran r&b che rischia di far assomigliare queste canzoni a tante altre (più o meno anonime) della più recente produzione. Qua e là non mancano ovviamente le zampate (la fenomenale Fear And Self-Loathing In Las Vegas), perché l’uomo è un Maestro e quando decide di darci dentro non ha rivali.