Classic Rock (Italy)

Nuovi orizzonti

Jorn ha trovato la quadra per un nuovo disco. Il cantante norvegese ci ha raccontato di quanto sia importante, a volte, fare un passo indietro.

- Intervista: Luca Fassina

L’ultimo disco di materiale originale col marchio Jorn risale al 2017. Jorn Lande non si è mai fermato, tra Avantasia e altri progetti come la band virtuale dei Pentakill, ma trovare un seguito a LIFE ON DEATH ROAD non deve essere stato facile. Scritto e prodotto in – quasi – totale autonomia, è stato mixato dall’amico e collaborat­ore di lunga data.

Come è andata con Alessandro Del Vecchio?

Benissimo, come al solito: vado spesso a Somma Lombardo, è un piacere lavorare con Alex, abbiamo una grande intesa, è sulla mia stessa lunghezza d’onda.

Ci parli della lunga gestazione di OVER THE HORIZON RADAR?

Quando scrivo, guardo a un mio universo interiore nel quale la gente possa identifica­rsi; evito di parlare troppo spesso del caffè all’angolo della strada o della tipa che vive al secondo piano, osservando le cose in una prospettiv­a differente. In One Man War, per esempio, non parlo della Russia e di Putin, ma di qualsiasi uomo in guerra. Ognuno di noi attraversa i suoi personali periodi di battaglie interiori. Le mie influenze sono davanti agli occhi di tutti, per quelli della mia generazion­e, i paragoni con Deep Purple o Sabbath sono immediati, ma la cosa importante è evolversi dalle proprie radici, creando musica che sia riconoscib­ile come tua. Oggi credo di aver trovato la mia voce: rock classico con elementi metal moderni. La title-track di questo disco ne è un buon esempio: la strofa può sembrare un pezzo rock, ma è una traccia molto epica, che ricorda alcuni brani dei miei inizi… è un processo che ha richiesto tempo.

Dead London si discosta un po’ dal tuo solito genere.

È stata scritta su un soggetto specifico, cosa che non faccio molto spesso: mi sono ispirato alla colonna sonora del film La guerra dei mondi. Sono cresciuto con quella audiocasse­tta alla fine degli anni 70, ho raccontato una storia simile, che mi vede a Londra, quando arrivano gli alieni.

La copertina del disco è legata a questa canzone?

Non me ne ero accorto, cercavo solo un effetto poster rétro, tipo Iron Man calato negli anni 70, poi mia moglie mi ha fatto notare che forse i raggi che escono dagli occhi… cavolo!

Quando sai che una canzone “funziona”?

Quando mi commuovo, quando mi si alzano i peli sul collo. Tutti i pezzi sono difficili quando inizio a scriverli, ma la parte più impegnativ­a sono i testi, far sì che vengano dal profondo, siano onesti e autentici. Non essendo anglofono, passo molto tempo a costruire, a essere sicuro di aver scelto la parola giusta: per un brano di quattro minuti ho pagine e pagine di appunti, posso arrivare a sette versioni dello stesso pezzo con cinque ritornelli, anche completame­nte differenti.

Ti senti uno sperimenta­tore?

Negli anni 70 sono cresciuto con grandi artisti: prima del metal mi piacevano pop music, country, blues, musical, i crooner alla Sinatra, cose sperimenta­li dei Genesis, di Bowie, Kate Bush… fino a che c’era la qualità, andava bene tutto, non mi sono mai fossilizza­to in un

genere. Quando è arrivato il grunge tutti dicevano che i 70 e gli 80 erano morti, ma bastava aspettare per andare avanti, cercando di trovare qualcosa di nuovo come gli ibridi che ci hanno portato sino al nuovo millennio. Il primo vero disco degli Jorn è in realtà il secondo, WORLDCHANG­ER: STARFIRE era poco più un demo ben prodotto e poi con Hellhammer dei Mayhem alla batteria, abbiamo prodotto un crossover del black col prog e voci di rock classico. Non volevo essere solo “bravo” ma eccellere, essere un intratteni­tore, comunicare, divertirmi. Io ho sempre osato, già con i Beyond Twilight o i Masterplan. Sperimenta­re non vuol dire per forza mettere i Kansas nel mezzo della canzone.

E adesso?

Se c’è una cosa che mi ha insegnato il lockdown è che shit can happen. Per me è stato anche positivo, perché mi ha dato modo di riflettere sui veri valori della vita, sul perché ho iniziato a fare questo lavoro. Ho fatto troppi compromess­i, tralascian­do a volte anima, integrità… accettando cose che avrei potuto evitare. Stando a casa ho colleziona­to ispirazion­i e idee, riscoperto la semplicità dello stare in famiglia. A volte è importante fare un passo indietro, apprezzare quello che hai realizzato. È bello fare un sacco di soldi quando hai successo, ma devi concentrar­ti su quello che è necessario a farti felice nella vita: se hai una bella casa, sii contento, se hai una buona vecchia macchina che va bene, non cambiarla. Non devi farti venire un infarto per comprare il nuovo modello.

Come si traduce nella pratica?

Sono più selettivo con le cose da fare, voglio scegliere dove suonare, evitando i posti che non mi piacciono, alle giuste condizioni, non solo economiche: locali senza camerini, con un brutto PA… se puoi pagare i conti non devi dire sì a qualsiasi tour di merda che ti propongono. Mi piace suonare anche nei club e forse lo farò ancora. Ora abbiamo il Karmøygedd­on Metal Festival in Norvegia, il Rock Imperium a Cartagena, lo Skogsröjet in Svezia… nel 2023 aumenteran­no gli spettacoli, ma per un tour più lungo forse andremo al 2024.

 ?? ?? Jorn: rock classico con elementi metal moderni.
Jorn: rock classico con elementi metal moderni.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy