Il mondo perduto
Con LOST XXIII, il chitarrista tedesco Axel Rudi Pell arriva al ventunesimo album solista.
Per Axel Rudi Pell, questi ultimi anni di assenza dai palchi non sono stati troppo duri, perché gli hanno dato modo di scrivere molto e di rimanere in contatto con i fan, come aveva fatto col brano Quarantined 1 accompagnato da un accorato messaggio su YouTube. Dopo SIGN OF THE TIMES del 2020 e il disco di cover DIAMONDS UNLOCKED II dello scorso anno, ha richiamato a sé fedeli e fedelissimi (il bassista Volker Krawczak è con lui dagli inizi, Ferdy Doernberg e Johnny Gioeli dalla fine degli anni 90), mostrando loro il risultato di quattro mesi di scrittura durante i quali ha messo assieme tutte le idee degli ultimi due anni. Il risultato è questo LOST XXIII; ne abbiamo parlato col cantante e con Bobby Rondinelli (con lui sin dal 2013).
Cosa si cela dietro questo titolo criptico?
Axel Volevo intitolarlo LOST
WORLD, “Mondo Perduto”, ma era troppo semplice. La “w” di World è la ventitreesima lettera dell’alfabeto… così fa più mistico: tra la pandemia, la guerra in Ucraina, senza dimenticare i talebani, ci sono un sacco di casini in giro per il mondo. Sono sempre molto attento all’attualità.
Ho visto che la copertina è nuovamente disegnata da Thomas Ewerhard…
Axel Cavallo vincente non si cambia. Prima che si suicidasse, con Martin McKenna ho fatto una decina di album. Ho scoperto Thomas su Internet, per delle copertine [Gotthard, Edguy, Sons Of Apollo, ndr] e mi è piaciuto subito, così l’ho chiamato.
Avete avuto problemi per le registrazioni, tra Covid e lockdown?
Axel Sinceramente, no. Per fortuna tra tutti i divieti non c’è stato nessuno a dirmi che non potevo suonare la chitarra! Abbiamo fatto come in tutti i miei dischi precedenti: Bobby è venuto a suonare le tracce di batteria, ci ho messo sopra le ritmiche e Ferdy tastiere, poi ho mandato tutto a Johnny a New York. Ci scambiamo pareri sulle melodie via skype da ben prima della pandemia.
Farlo in remoto non sarebbe stato più semplice?
Bobby Axel preferisce avermi in studio. Questo disco non è molto diverso dal solito; a parte gli arrangiamenti il processo è sempre lo stesso: ascolto il brano, suoniamo assieme le ritmiche, aggiustiamo qualcosa qua e là, poi gli altri fanno la loro parte. Non si fanno più i dischi tutti assieme, come una volta. E poi Axel, come al solito, mi ha fatto sentire i pezzi all’ultimo momento, forse perché non mi facessi un’idea troppo personale, che si discostasse troppo da quello che lui aveva in mente. Li ho ascoltati, suonati uno dopo l’altro e me ne sono andato.
Quali sono i brani che danno più soddisfazione?
Bobby Se posso essere onesto, non so ancora quali siano i miei preferiti. Devo riascoltarli e impararli per bene, mi serve più tempo.
Axel Mi piacciono i pezzi lunghi, nei quali costruire un gran suono, come la title track o Gone With The Wind: parla di una triste storia, nella quale un cane aspetta inutilmente che il suo padrone – morto – scenda dal treno. Mette bene in mostra la voce di Johnny, come la ballata
Fly With Me. Ma mi sono divertito molto anche in Down On The Streets, che parla del vivere per strada per le più disparate ragioni, o come la strumentale The
Rise Of Ankhoor. Sono tutte belle… No Compromise! Se non fossero perfette non le metterei nel disco.
Anche Freight Train parla della vita da homeless?
Axel Sì, in particolar modo del saltare sui treni, come fanno i senzatetto per spostarsi da una parte all’altra degli States. In questo pezzo pensavo molto a band come Thin Lizzy o AC/DC… E la NWOBHM che si sente in Follow The Beast? Axel Mi dichiaro colpevole, vostro onore.
Ci sono canzoni più ‘esigenti’ di altre?
Bobby Nessuna in particolare. Certo, quelle veloci richiedono più energia, tutto qui. Ho imparato da tempo come dosare le risorse, e poi, diciamocelo, questa non è fusion, è semplice hard rock, è quello che faccio da una vita.
L’intro non è registrata un po’ bassa?
Axel L’ho fatto apposta! Così alzi, alzi, alzi e poi quando inizia Survive ti prende un colpo! Questo è un gran bel disco, peccato non poterlo suonare tutto dal vivo.
Hai già preparato la scaletta?
Axel No, comunque in qualsiasi modo fai, sbagli: se faccio troppi pezzi nuovi la gente vuole i classici, ma se metti solo i classici vogliono sentire le novità. Quasi sicuramente inizieremo
Fino ad allora sei in vacanza?
Axel No, stai scherzando?! A parte le interviste, devo ristudiare per bene tutti i brani, preparare il tour… c’è un sacco di lavoro. E poi, io scrivo in continuazione. Ho già molte idee, pezzi, melodie… tre grandi riff che mi sono venuti recentemente e che non ho fatto in tempo a inserire nel disco. Non c’è problema, usciranno nel prossimo.
LOST XXIII è stato recensito su «Classic Rock» n. 112.