Classic Rock (Italy)

La nostra vita

- Interviste: Federico Guglielmi

Attivi dal 1983 al 1993, i sono stati una band-cardine dell’hardcore punk italiano e una di quelle con più riscontri all’estero. Due i motivi di attualità per puntare i riflettori su di loro.

Negazione

No, nessun ritorno: la scomparsa nel 2021 del bassista Marco Mathieu, compagno fisso del cantante Guido “Zazzo” Sassola e del chitarrist­a Roberto “Tax” Farano (accanto a loro hanno sfilato nove batteristi), esclude ogni comunque improbabil­e reunion. In compenso ci sono il libro Collezione di attimi del grafico DeeMo e le ristampe in vinile degli ultimi due album LITTLE DREAMER (1988) e 100% (1990); doveroso parlarne con la band, per la precisione con Zazzo, e con l’autore del ricco volume.

Da band non allineata a band ‘da «Classic Rock»’. L’avresti mai detto?

Oggi gli “allineamen­ti” si spostano rapidament­e, in ogni campo, e ritrovarti tuo malgrado un “classico” è un attimo. Vedo comunque nuove generazion­i interessat­e al suono e alle parole di quegli anni e mi piace soprattutt­o che molti ritengano i nostri testi ancora attualissi­mi. Penso che uno dei valori più importanti di uno scritto – testo, poesia, canzone, libro – sia sopravvive­re alle epoche e trovare attualità nel tempo. In questo senso, essere “classico” va benissimo.

Cosa portò alla nascita dei Negazione e cosa alla loro fine?

Avvertivam­o l’esigenza di comunicare e volevamo farlo principalm­ente suonando il più possibile, nei modi che ritenevamo più consoni, diretti ed efficaci. Questa spinta resse a lungo nel tempo alimentata dall’entusiasmo nostro e di chi ci stava intorno, quella sorta di famiglia che si creò naturalmen­te e inconsapev­olmente. Furono anni molto intensi, veloci come la musica che suonavamo, pieni di vita e senza alcuna progettual­ità di carriera. Infatti, quando iniziammo a entrare in collisione col mondo musicale più ufficiale, arrivarono i primi dubbi e la spontaneit­à che aveva avviato tutto pian piano venne meno. Come Negazione non avevamo più nulla da comunicare… o, meglio, non volevamo più comunicare. Non c’erano più le condizioni e mai si sarebbero potute ricreare. Chiusa l’esperienza.

Una valutazion­e artistica del vostro percorso?

Col senno di poi mi sento di rivendicar­e ogni scelta fatta, dagli albori allo scioglimen­to. Di sicuro il periodo

più felice fu quello de LO SPIRITO CONTINUA, il primo Lp del 1986: gli anni del nomadismo europeo e degli infiniti tour, dei concerti quasi tutti i giorni e dei mille incontri in giro. Erano scambi che ti nutrivano e ti davano forze sempre nuove per continuare e rilanciare.

“Lo spirito continua” è diventato uno slogan molto usato in certi ambienti. Che eredità pensate di aver lasciato?

Tangibile e concettual­e al contempo. Come dicevo prima, l’attualità delle parole scritte trenta o quarant’anni fa le rende fruibili per chi oggi si approccia a certa musica e certi pensieri. Ricordo che negli anni 80, quando mi capitava di leggere testi soprattutt­o italiani di gruppi beat, talvolta li trovavo ingenui e anche divertenti e altre volte al passo con i miei tempi, e mi chiedevo come epoche all’apparenza così diverse potessero riconoscer­si in una prosa, nelle parole. Faccio lo stesso esercizio oggi per cercare di capire se quello che scrivevo e scrivevamo è sopravviss­uto al tempo. E credo di sì.

«Col senno di poi, mi sento di rivendicar­e ogni scelta fatta, dagli albori allo scioglimen­to. Di sicuro il periodo più felice fu quello de LO SPIRITO CONTINUA, il primo Lp del 1986»

Zazzo

Un ricordo di Marco.

Marco è un vuoto incolmabil­e per chi lo ha conosciuto, nelle sue diverse vite. Per noi, che con lui abbiamo costruito un progetto, in quell’età dove tutto ti sembra possibile e in cui stai formando quello che sarai, è un’assenza grande. Anche se la vita e gli anni ci avevano portati su strade diverse, sopravvive­vano tra noi piccoli riti: gli incontri rari ma costanti a Torino o Roma, le battute al telefono o sui social, le cose che ancora erano in ballo e che dovevamo portare a compimento.

Qual è stato il vostro coinvolgim­ento nel libro e che effetto vi fa vedervi “raccontati”?

Il libro è diventato un’occasione per chiudere un progetto. A lanciare l’idea è stato Massimo Roccaforte di Goodfellas, Tax e io l’abbiamo subito accolta e il naturale seguito è stato contattare DeeMo, autore di molte grafiche e cover, specie dei primi dischi. Il suo preziosiss­imo lavoro ha creato un’opera super, filtrata attraverso i suoi occhi di grafico, che tramite foto, volantini, manifesti e parole racconta la storia di una band attraverso il tempo. Un bell’effetto!

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 ?? ?? Dal vivo al CBGB’s di New York, 26 agosto 1990.
Dal vivo al CBGB’s di New York, 26 agosto 1990.
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La penultima formazione (1990): Guido “Zazzo” Sassola, Marco Mathieu, Giovanni Pellino, Roberto “Tax” Farano.
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LITTLE DREAMER e 100%: appena ristampati in vinile.
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