The Dream Syndicate
Ultraviolet Battle Hymns And True Confessions
HS: 80
Disco dopo disco, la vicenda dei Dream Syndicate “MKII” sta rivelandosi assai più soddisfacente di quanto sarebbe stato lecito ritenere. Per il leader Steve Wynn, che stava vivendo una fase un po’ grigia, rimettere in pista la storica band fu certo un’ottima idea, ma pochi avrebbero immaginato che la pur legittima “furbata” avrebbe portato con sé non solo una ventata di vivida ispirazione ma anche qualcosa che si può definire freschezza. Invece di limitarsi a ripercorrere le comode strade tutto sommato “classiche” già battute negli anni 80, il gruppo si è infatti evoluto, rimanendo legato a certi stilemi scolpiti nel suo DNA – il rock psichedelico, i Velvet Underground – ma cercando con successo di aggiungere elementi inediti: uno su tutti, il frequente utilizzo di cadenze martellanti che rimandano al vecchio motorik tanto caro al krautrock. Quarto album del nuovo corso in cinque anni, a dimostrazione di come la quantità proceda di pari passo con la qualità, ULTRAVIOLET BATTLE HYMNS AND TRUE CONFESSIONS offre dieci canzoni rock a tinte forti e ricche di suggestioni, sia quando – è il caso della maggior parte degli episodi – le strutture sono quelle della ballad, sia quando i toni si fanno più concitati e accesi. Canzoni che si allacciano alla tradizione senza suonare antiche né tantomeno banali, forti delle efficacissime ritmiche, delle trame spesso visionarie di chitarre e tastiere (l’ex Green On Red Chris Cacavas, un altro reduce dei gloriosi giorni del Paisley Underground), della voce meravigliosamente “sporca” e magnetica di Wynn, di atmosfere in bilico da qualche parte tra ombre e luce. Sì, il Sindacato sa ancora far sognare.