Classic Rock (Italy)

Luke Morley

Il chitarrist­a dei Thunder ci parla dei dischi, degli artisti e degli eventi che hanno avuto un posto speciale nella sua vita.

- Intervista: Henry Yates

Reduci dal flop Terraplane a fine anni 80, il chitarrist­a Luke Morley, il cantante Danny Bowes e il batterista Harry James si rimisero subito assieme come Thunder e fecero centro con BACKSTREET SYMPHONY. Il grunge era dietro l’angolo e il futuro non sembrava roseo per un gruppo hard rock, ma in qualità di autore principale dei Thunder Morley apportò un’energia che avrebbe spinto la band fino a oggi. E oggi per i Thunder significa il loro quattordic­esimo disco di studio, DOPAMINE.

LA PRIMA MUSICA CHE RICORDO DI AVER ASCOLTATO

Probabilme­nte Please Please Me [dei Beatles]. Avevo una di quelle chitarrine di plastica, e me ne stavo in un angolo dando le spalle alla stanza.

LA PRIMA CANZONE CHE HO ESEGUITO DAL VIVO

Avevo tredici anni ed era un concerto alla scuola di un mio amico, nella zona sudest di Londra. La prima canzone che facemmo fu Metal Guru dei T. Rex. E bastò. Ormai era la mia vita. Certo, ci furono anche dei problemi: dovetti tornare a casa mia, a New Cross, in autobus, coperto di lustrini.

IL MIO CANTANTE PREFERITO

Sicurament­e Paul Rodgers: il suo fraseggio, il suo sound. Ho visto i Bad Company quattro o cinque anni fa, ed è ancora imbattibil­e.

IL MIO GUITAR HERO

Jimmy Page. Non solo come strumentis­ta, ma come architetto sonoro. Tutti quelli che conosco stanno ancora cercando di rifare Kashmir; ma non ci riuscirann­o mai. Ho avuto la fortuna di starci assieme in occasione del mio cinquantes­imo compleanno. Siamo andati in un pub a Notting Hill. Jimmy è un ottimo chitarrist­a, ma a lanciare le freccette fa veramente schifo.

L’AUTORE PREFERITO

Pete Townshend. Cazzo, chiunque sia in grado anche solo di concepire QUADROPHEN­IA, TOMMY e WHO’S NEXT – e in soli cinque anni – be’, è un genio. Lo ammiravo perché era l’unico del suo gruppo che scriveva. Mi ci identifico, perché con i Thunder per me è lo stesso. A volte, è un lavoro oscuro e solitario.

IL MIGLIOR GRUPPO/ARTISTA CHE IO ABBIA VISTO DAL VIVO

Bruce Springstee­n. I suoi dischi non mi piacciono molto, perché secondo me non ha mai avuto una produzione adatta. Ma io e Danny andammo a vederlo a Wembley negli anni 80, e non ho mai visto nessuno gestire il pubblico come lui. Ha suonato per tre ore e non mi sono annoiato neanche un secondo.

IL GRUPPO PIÙ SOTTOVALUT­ATO

Gli Humble Pie. Per qualche anno se la cavarono bene negli USA, ma credo che i Led Zeppelin gli rubarono la scena. Steve Marriott è uno dei grandi cantanti inglesi.

IL DISCO MIGLIORE DI TUTTI I TEMPI

ABBEY ROAD. La cosa interessan­te è che lì ognuno lavora per conto suo: Lennon su Come Together, Harrison su Something e Here Comes The Sun, You Never Give Me Your Money è tutta di McCartney, e anche Ringo ha il suo spazio con Octopus’s Garden. Insuperabi­le.

LA DELUSIONE PIÙ GRANDE

Adoravo i Radiohead di metà anni 90, quelli di THE BENDS e OK COMPUTER. Ma poi arrivò KID A e non ci capii niente.

LA COVER MIGLIORE

All Along The Watchtower fatta da Hendrix. Il mio assolo preferito. Non so come cazzo sia riuscito a farlo. Perfino l’intro ti spiazza, perché all’inizio va fuori tempo.

IL MIO INNO

More Than A Feeling dei Boston mi tira sempre su di morale. Appena sento l’intro, torno ragazzo. E quando attacca il ritornello sai che quello è IL ritornello.

IL MIO DISCO MIGLIORE

Credo che DOPAMINE sia tra i migliori che abbiamo fatto. Una cosa positiva del lockdown è che mi ha dato un sacco di tempo per scrivere. È un doppio perché sentivamo di avere sedici brani che dovevano essere ascoltati.

IL PEGGIORE

Non sono particolar­mente soddisfatt­o di BANG!

IL MIO PIACERE PROIBITO

Ho un debole per le cose MOTD (middleof-the-road) di quando ero ragazzo. Per cui, direi i Carpenters. Mio Dio, che voce che aveva Karen Carpenter! Era come velluto.

LA MIA CANZONE DA PARTY

Brown Sugar o Jumpin’ Jack Flash. Non so ballare. Anche da ragazzo non andavo mai in discoteca, se non per rimorchiar­e. Ma ci sono certi brani che ti fanno scordare di essere un vecchietto che non sa ballare.

LA CANZONE CHE MI FA PIANGERE

God Only Knows dei Beach Boys, perché mi ricorda mio padre.

LA CANZONE CHE VORREI FOSSE SUONATA AL MIO FUNERALE

La stessa che suonammo al funerale di mio padre, Trail Of The Lonesome Pine di Stanlio e Ollio. Salutali sempre con una risata!

 ?? ??
 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy