Malinconici come una Madonna
L’alternative rock si trova a un punto di svolta: i californiani Dead Poet Society non scherzano.
Con un secondo album fenomenale, il quartetto di Los Angeles è pronto a scalare posizioni in classifiche e gerarchie di settore. FISSION è infatti il disco perfetto per mettere d’accordo le nuove generazioni, impegnate a bruciare singoli sui vari servizi streaming, e coloro che sono cresciuti con gruppi come Linkin Park, Muse e 30 Seconds to Mars. Un ibrido vincente di alt-rock, indie rock ed elettronica, impreziosito dal superbo cantato di Jack Underkofler, con chorus dal grande potenziale commerciale ma anche improvvise esplosioni di energia in ottica live. I numeri sono dalla loro parte e la sensazione è che a breve possano diventare di dominio pubblico. Ne abbiamo discusso col batterista Will Goodroad.
Il secondo album è sempre il più difficile per una band. Avete subito pressioni?
Non è stato un processo facile, soprattutto perché eravamo sempre in tour e le canzoni sono nate in periodi e luoghi differenti. Alcune in sala prove, altre mentre facevamo il soundcheck per qualche concerto, altre ancora in hotel come 81 Tonnes.
Siete partiti da una base nu metal e poi avete ampliato i vostri orizzonti?
Siamo tutti cresciuti ascoltando rock e ci accomuna l’amore per i Linkin Park, però ascoltiamo anche hip hop, jazz e qualcosa di pop. Ci piace giocare con l’idea di cosa debba essere il rock al giorno d’oggi. Il motivo per cui secondo noi sta risorgendo è che le persone hanno una vaga idea di cosa fosse un tempo ma non hanno la minima idea di cosa possa diventare. Quando ero ragazzo, avevo una mentalità molto più chiusa e ascoltavo soltanto rock. Adesso ascolto Linkin Park, Royal Blood ma pure Tyler, The Creator. Gli altri amano i Coldplay, per esempio. Non c’è una regola e l’elettronica è importante in fase di arrangiamento, perché ci permette di colorare le canzoni.
Avete scelto una statua della Vergine Maria come copertina.
Volevamo far passare il messaggio che questo è il nostro sound in questo momento. Qualcosa di statuario e allo stesso tempo indefinibile. Poi ci siamo innamorati di quello sguardo. È malinconico come quasi tutti i nostri pezzi.
Qual è il tema principale dell’album?
Crescere dai propri errori senza prendersi troppo sul serio. Analizzare se stessi, essere f lessibili e determinati. Un po’ la storia della band, che si è formata quando frequentavamo il Berklee College di Boston. Avevamo un altro cantante, ma non era capace e così abbiamo chiesto a Jack di unirsi a noi. Ci ha messo un po’ ad accettare perché tutti gli dicevano che facevamo schifo.
80 HS:
Riff distorti, voci filtrate e un approccio a metà tra l’alternative rock di matrice statunitense e l’indie rock britannico, venato di inf luenze post-punk e new wave. I californiani Dead Poet Society sono una delle band emergenti e sembrano possedere tutto quello che serve per conquistare più generazioni di pubblico e ottenere un successo planetario. I suoni di FISSION sono moderni e contaminati dall’elettronica eppure mai freddi, il frontman Jack Underkofler riesce a spaziare dai Coldplay ai 30 Seconds to Mars, dai Muse ai Royal Blood, sorretto da una sezione ritmica efficace come non si sentiva da tempo. Le chitarre sono in bilico tra il prog metal e i Linkin Park, mentre le atmosfere quasi sempre oscure e malinconiche, volutamente in contrasto con ritornelli radiofonici ed improvvise esplosioni di energia.