Idles Tangk
PARTISAN HS: 85
Chiamatelo come vi pare: “post-post-punk”, “post-Brexit new wave” o, anche, “crank wave”. Fatto sta che circola (già da un bel po’) un’ondata di nuovo rock da UK e Irlanda, e i bristoliani Idles sono tra i suoi principali alfieri. Molto atteso era quindi questo loro quinto album, ancor più dopo che si è saputo del coinvolgimento quale coproduttore di Nigel Godrich – quello di OK COMPUTER e KID A dei Radiohead, ma anche di CHAOS AND CREATION IN THE BACKYARD di Paul McCartney – insieme ai consueti Kenny Beats e Mark Bowen. La forza di Godrich, si sa, è nella cura per i dettagli e nella sofisticatezza del suo sound, un approccio che in teoria dovrebbe fare a botte con la “brutalità” hardcore di Joe Talbot & Co., ma che si rivela invece qui (clamorosamente) vincente. Aiuta il fatto che gli Idles tengano ora a freno la loro indignazione vs. Brexit e povertà diffusa per abbracciare, come ha detto Talbot, tematiche di “amore e gratitudine”. Ma nessun timore: gli Idles di TANGK non rinunciano a essere il solito rullo compressore punk – chitarre sferzanti e basso sferragliante – che abbiamo imparato ad amare ( Gift Horse, Gratitude e la stranamente titolata Hall & Oates), solo che stavolta vogliono anche indurci a ballare ( Dancer, con James Murphy di LCD Soundsystem ai cori) o, ancor meglio, sorprenderci con delle inattese stranianti svolte melodiche ( Grace su tutte, ma anche A Gospel e Roy). Un po’ “radioheadizzati”, insomma, ma non più di tanto, per via dell’inscalfibile personalità, e del carattere, di quella che ad oggi è forse la migliore ( post-post-punk) band del pianeta.