IL MEGLIO DEL RESTO
Col suo mix scintillante di inizi, conclusioni, innovazioni e paradigmi culturali che mutavano, il 1984 fu un anno assolutamente fondamentale, un momento in cui si incontrarono due epoche. Dodici mesi che, sotto molti punti di vista, gettarono i semi del nostro presente. In un’annata strapiena di colonne sonore epocali non si può scordare PURPLE RAIN di Prince, disco che cambiò le carte in tavola e che vide il suo ideatore scivolare tra varie incarnazioni: icona pop, genio del jazz, folle ibridatore, dio del Funk e molto altro – occupando per 24 settimane la posizione n. 1 negli USA. Il brano omonimo è la vetta più alta, ma con brani affilati come rasoi e incredibilmente avanti come Take Me With U e Computer Blue questo è un disco ancora oggi attuale. Negli anni a venire, i Pogues sarebbero stati resi immortali dall’onnipresente classico natalizio Fairytale Of New York. Ma nel 1984 gettarono il guanto di sfida col loro folkpunk irlandese grazie all’esordio RED ROSES FOR ME, non fortunato al botteghino come Fairytale, ma amatissimo da critici e fan. Anche l’esordio degli Smith fece rumore, dando vita a un nuovo filone di romanticismo indie ancora oggi sottoscritto dalle nuove generazioni. Era crudo, ma si coglievano bagliori della grandezza a venire, dalla f renesia postpunk di Miserable Lie con l’insidioso riff di Johnny Marr che fornisce un’ancora alla voce in falsetto di Morrissey, fino alla trascinante What Difference Does It Make?. E avevano solo cominciato. Gli U2 iniziarono la loro alleanza creativa col duo produttivo Brian Eno/ David Lanois pubblicando THE UNFORGETTABLE FIRE, geniale distillato di rock moderno fuso con shoegaze e suoni post-punk. Fu il disco che ci diede Pride (In The Name Of Love), un inno senza tempo. Gli Europe iniziarono il conto alla rovescia con WINGS OF TOMORROW, mix di hard rock robusto ed echi di synth che in un paio d’anni li avrebbe resi delle superstar. Steve Ray Vaughan pubblicò un secondo disco di successo, dimostrando con COULDN’T STAND THE WEATHER che il primo centro – TEXAS FLOOD – non era stato una meteora. Il disco conteneva brani killer e una cover di Hendrix – Voodoo Child (Slight Return) – che i guitar hero seguiti ancora oggi emulano. Frattanto, gli araldi del metal teutonico, gli Scorpions, centravano l’obiettivo con LOVE AT FIRST STING (quello con Rock You Like A Hurricane) e i Foreigner coglievano il primo e unico n. 1 inglese con AGENT PROVOCATEUR, contenente la mega ballad I Want To Know What Love Is. Per tutto il decennio, e anche dopo, echi dal 1984 sarebbero risuonati. Tutti avrebbero parlato di ‘power ballad’. Musica e film avrebbero stretto una relazione indissolubile, il look sarebbe diventato un elemento imprescindibile della musica. Il rock’n’roll si sarebbe avventurato in acque sconosciute, dando vita a sottoculture, mode, atteggiamenti fino allora impensabili. E l’avanzamento della tecnologia, grazie ai semi piantati nell’84, avrebbe cambiato il modo di comunicare, collaborare, innovare. Il mondo era diventato molto più grande, e molto più piccolo.