Elogio della tragedia
Vero outsider della scena indipendente italiana, Swanz The Lonely Cat torna con un disco particolarissimo dedicato al Macbeth di Shakespeare.
Perché lavorare su un testo tragico, fosco e cruento come Macbeth?
È il genere di testo che preferisco. Qualcosa di tragico, fosco e cruento è ciò che m’interessa, in fin dei conti, in tutta l’arte. Perché la vita è tragica, fosca, cruenta e non sempre altrettanto interessante.
Il sound inquietante e cupo dell’album è diretta emanazione del testo, oppure esisteva già un progetto sonoro ed è stato adattato successivamente all’opera?
La seconda suite è nata su commissione, per uno spettacolo teatrale, che era appunto una rilettura del Macbeth. La prima è stata sviluppata in seguito. Mi piaceva l’idea di realizzare in completa solitudine e autonomia un disco con tanti suoni e strumenti. Stavo anche lavorando al disco a quattro mani con Stella Burns e dando i tocchi finali a WE’VE BEEN THROUGH dei Dead Cat in a Bag [uscito nel 2022, ndr], che è anche il nostro disco più corale. E poi ascoltavo tanto harsh-noise, in quel periodo.
Si tratta di un progetto a sé o di qualcosa che prevedi continuativo con possibili ulteriori sviluppi?
In verità ho sempre corteggiato e praticato tanto il noise che la musica contemporanea, anche nei miei progetti folk noir. Non riesco a stabilire vere demarcazioni. Ho quasi pronto un altro disco solista che conterrà delle canzoni spoken su base drone (di cui una con il compianto Alain Croubalian dei Dead Brothers) insieme a canzoni tradizionali. Una è persino country – e il country è davvero oscuro, alcune volte, come ci ha dimostrato Johnny Cash. Diciamo che mi piace sperimentare, ma soprattutto imparare. Nel mio Macbeth, finalmente, ho suonato anche il duduk, per dire. E ultimamente ho fatto anche il produttore e il chitarrista per progetti di altri musicisti. Il banjo è un po’ meno richiesto…
Come t’inserisci nella scena musicale italiana e cosa ne pensi? In buona salute o in decadenza?
Mi inserisco come un outsider : che si tratti di folk, di elettronica, di noise, di post rock, di cantautorato. Ho in ballo tante collaborazioni e anche la creazione di un collettivo per gli incollocabili, Love & Thunder, con il quale sto curando un progetto davvero ambizioso. Sulla scena italiana non saprei che dire: gli artisti ci sono, gli spazi sono meno che in passato. A Lublin [in Polonia, ndr] ho suonato con i Dead Cat, davanti a 2000 persone. Persone che, durante la canzone solo chitarra e voce, stavano in silenzio. Pare che là sia normale. Qui lo è molto meno.
Porterai questo progetto anche dal vivo?
Mi piacerebbe, ma devo trovare un modo. La frattura di una clavicola mi ha tolto dai giochi per un po’ e adesso devo capire come ritornare operativo.
65 HS:
Un progetto coraggioso, inusuale, originale, quello dell’autore, già conosciuto con il progetto Dead Cat in a Bag. Ovvero una reinterpretazione musicale della tragedia shakesperiana Macbeth in chiave drone music, sperimentale, oscura, claustrofobica, dalle tinte folk/blues (che hanno sempre caratterizzato il percorso della band madre). La materia non è di facile fruibilità, ci sposta in una modalità molto cerebrale ma non mancherà di soddisfare gli amanti del genere. L’album è correlato a un suggestivo cortometraggio (con musiche in esso contenute) realizzato da Plastikwombat, intitolato All is but Toys, ovvero “Tutto non è che un gioco”, dalle parole che Macbeth pronuncia dopo aver ucciso il Re.