Classic Rock (Italy)

Nulla è migliorato

Con 1 2 3 4 i Modern English mostrano di non aver mai perso la propria identità: quella di una band post-punk sempre in conflitto con il mondo.

- Intervista: Cristiana Turchetti

I Modern English sono un esempio di coerenza. Nata a Colchester, Essex, Inghilterr­a, hanno mantenuto la stessa formazione principale dal 1977: il cantante Robbie Grey, il chitarrist­a Gary McDowell, il bassista Mick Conroy e il tastierist­a Stephen Walker. Negli ultimi anni, si sono guadagnati la fiducia delle generazion­i più giovani, che hanno finalmente scoperto il loro catalogo. Questa rinnovata popolarità si è tradotta in tour sold out in cui hanno riproposto i loro primi album e in un concerto sul palco principale del Cruel World Festival del 2023 di fronte a più di 25.000 persone. Prodotto da Mario McNulty (David Bowie, Lou Reed, Nine Inch Nails) e masterizza­to a Abbey Road, il nuovo lavoro dei Modern English s’intitola 1 2 3 4 e conserva lo spirito intrinseco degli anni migliori del post-punk britannico, ma è anche uno splendido esempio di ciò che i Modern English hanno sempre fatto meglio. Ne parliamo proprio con Robbie Grey, voce e paroliere del gruppo.

Robbie, come ci si sente a essere una vera band post-punk in un mondo musicale affollato da epigoni?

Be’, a volte è dura. Soprattutt­o perché molta di questa musica viene prodotta in serie. Ne parlavamo col nostro produttore, esiste almeno una dozzina di pre-campioname­nti e sonorità utilizzati da canzoni che riempiono le chart in questo momento e che vengono imposti solo perché piacciono e finiscono in radio e in classifica. Per noi non ha alcun senso. Anche per questo abbiamo deciso di registrare l’album live. La genuinità del suono è essenziale.

Da qui anche il titolo 1 2 3 4…

Sì, ci apriamo Fake e un altro paio di pezzi. Siamo stati sorpresi quando abbiamo verificato che nessuno aveva mai usato questo titolo prima di noi.

Dylan ha recentemen­te ribadito che per scrivere devi essere in conflitto col mondo, innamorato o incazzato con la politica. Ti ci ritrovi?

Assolutame­nte. Not My Leader, che è il singolo appena uscito, parla proprio di questo. Da inglese posso dirti che la sensazione di fallimento avvertita negli anni Ottanta con la Thatcher da noi e Reagan negli Stati Uniti è ancora lì , più forte che mai. Le cose non sono migliorate affatto. Ma posso dirti che, quando sei in un processo creativo, i sentimenti conflittua­li sono quelli che rendono meglio.

Tutto l’album è molto politico e suona come memento. Ci sono canzoni come Exploding, Plastic e Genius, per esempio…

Sì, si spera sempre di risvegliar­e un po’ di coscienza sociale, attraverso musica e parole che parlano con sincerità di quello che succede intorno a noi. Senza retorica, senza predicare. Un po’ incazzando­ci, ma respingend­o al mittente chiunque viva per il potere.

A bilanciare tutto questo, una certa malinconia per l’innocenza perduta…

Quella nostalgia lì ci accompagna fin dai primi dischi. Considera che la band è rimasta quella che era, invecchiam­o, ma siamo quelli di allora. Io canto sempre cercando di raccontare qualcosa, prediligo il racconto al cantare e lo faccio dal cuore. E in fondo questo è il segreto per non perdere mai se stessi.

Ah, un’ultima cosa… Grazie di cuore per non avermi chiesto niente di I Melt With You…

75 HS:

Scritto da Michael Conroy e Robbie Grey da remoto durante il lockdown del 2020, 1 2 3 4 è stato poi realizzato in poche riprese e con rarissime sovraincis­ioni, come se si trattasse di un album dal vivo. La sequenza si apre con Long In The Tooth, esempio di sana ruvidezza e diventa più politico con Not My Leader. Ritroviamo il rock melodico e le tastiere dei classici Modern English in Not Fake e Crazy

Lovers, mentre Exploding e Genius rimandano ad atmosfere darkwave. Ma è con Voices che i ME salgono in cattedra. La voce inconfondi­bile di Grey cade a metà tra il rock psichedeli­co spaziale e quello goth. Un sequel di Drowning Man, brano con cui tutto iniziò nel 1979. Un tuffo nel passato che non intacca la potenza e la giustezza dell’album.

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