Classic Rock (Italy)

Judas Priest

Invincible Shield

- Luca Fassina

Il diciannove­simo album dei metallissi­mi di Birmingham ha avuto una gestazione difficile a causa della pandemia prima e del tour dei 50 anni poi. La produzione è affidata nuovamente a Andy Sneap, che aveva coprodotto FIREPOWER con Tom Allom e che dal 2018 sostituisc­e on the road Glenn Tipton: la sua lunga storia con le eccellenze del thrash mondiale ha sicurament­e contribuit­o alla durezza di questo album, che a sorpresa si apre con l’intro progressiv­e di Panic Attack, primo singolo diffuso lo scorso ottobre. A quelli che hanno attaccato Richie Faulkner quando ha parlato di “variazioni e dei cambi di direzione a livello musicale”, ricordiamo come certe strutture non propriamen­te metal fossero presenti nei loro primi tre dischi degli anni 70. Prosegue spedito con le cavalcate di The Serpent And The King e della title-track fino alla pausa di Devil In Disguise dove, come in Escape From Reality, l’Halford ‘melodico’ ricorda curiosamen­te Ozzy Osbourne. Se i Judas non fanno ballate, Crown Of Horns è comunque una ‘midtempo’ melodica monumental­e, molto d’atmosfera e con un gran lavoro di chitarre; bello il mix tra la ‘corona di spine’ e il simbolismo dedicato al gesto delle corna dell’amico Ronnie James Dio. Come era intuibile, la successiva As God Is My Witness parte a cannone, seguita da una Trial By Fire dove ritroviamo melodia e un cantato ineccepibi­le anche senza raggiunger­e le vette di Giants In The Sky, forse il brano più bello di un disco ottimo. A chi critica una certa over-produzione delle voci che potrebbero non tenere in una resa live, diciamo che aspettiamo solo di cantare tutti assieme i cori di Sons Of Thunder al Forum di Assago il prossimo 6 di aprile.

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Judas Priest: il diciannove­simo album è una bomba.
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