TEA & SYMPHONY
AN ASYLUM FOR THE MUSICALLY INSANE HARVEST, 1969 Quotazione: 500 euro
È il titolo stesso a suggerirci come interpretare i Tea & Symphony, trio di Birmingham emerso nel circuito dei teatranti di strada dal caleidoscopico mondo della beat generation e in seguito autore di questo “album di musica folle”. Jeff Daw (chitarra), James Langstone (voce e chitarra) e Nigel Philips (batteria/tastiere) vengono contrattualizzati dalla Harvest grazie al produttore Gus Dudgeon (Ten Years After, Bowie, Elton John), che scommette su di loro. Spaziando tra psichedelia, folk, blues e strampalate alchimie, il ricettario musicale dei Tea & Symphony è completo. Attorno ai tre componenti originali, durante le registrazioni si affiancano turnisti come Bob Lamb (dei Locomotive) alla batteria, Clem Clempson (Bakerloo, Colosseum) alla chitarra e Ron Chesterman (Strawbs) al contrabbasso. Il risultato è uno spaccato musicale sul fronte hippie/freak/folk un po’ sulla falsariga del terzo Lp della Incredible String
Band (THE HANGMAN’S BEAUTIFUL DAUGHTER). Tra chitarre acustiche, interventi vocali quasi paradossali, kazoo e flauti pastorali ecco Armchair Theatre, primo indizio preciso dell’anarchia del trio. The Come On e Travellin’ Shoes si animano di blues ma sono il sentimento e l’intensità emotiva di Terror (In My Soul) e della conclusiva Nothing Will Come Of Nothing a esaltare, per certi versi, una schizoide espressività alla Syd Barrett. Racchiuso in una delle più belle copertine del catalogo Harvest, opera di Peter Thaine, l’album è ben recensito ma poco acquistato. Dopo un altro disco (JO SAGO) altrettanto fallimentare, i Tea & Symphony spariscono dai radar. La loro riscoperta è iniziata con la ristampa in Cd della tedesca Repertoire Records.
Uno spaccato musicale sul fronte hippy/freak/folk