Surfando su un’onda lunga
Mentre si festeggia il trentennale di DAINAMAITA, i Casino Royale riflettono sui cambiamenti della musica e si definiscono un gruppo “nebulizzato”.
DAINAMAITA del 1993 (recentemente ristampato in vinile con nuovi remix) è stato uno degli episodi più influenti nella musica alternativa italiana in assoluto. Ne parliamo con Alioscia, storica voce e mente dei Casino Royale.
Voi siete nati quando il clamore mediatico che aveva accompagnato lo ska era ormai scemato. Qual è stata la scintilla che vi ha avvicinato a quel mondo?
Stavamo surfando ancora su un’onda lunga: siamo figli della new wave, intesa come moltitudine di nuovi stili o nuove sintesi. Il nostro amore per i Clash ci ha sempre portato a seguire quel filo rosso che legava la nostra passione per quel tipo di controcultura, schierata, meticcia e antirazzista. E quel filo ci ha portato dritti nel mondo del reggae e quindi andando a ritroso in quello dello ska, prima quello della 2Tone e poi quello giamaicano anni Sessanta.
Il passaggio a sonorità più articolate e contaminate avviene con DAINAMAITA. Come maturò?
Se noi non avessimo cercato di “crescere” ci saremmo accasciati su noi stessi e saremmo diventati un gruppo di cover delle cover delle cover. Ma la fame, l’interesse per il resto era forte, non abbiamo mai rinnegato nulla, nulla di ciò che abbiamo amato. Ma nel nostro mondo storie di persone s’intrecciavano a suoni, i nostri gruppi preferiti già mescolavano generi e noi, più che suonare un genere, avevamo un’attitudine e non volevamo annoiarci ed essere ripetitivi. Secondo noi tornava tutto.
Quel melting pot che invidiavamo a New York o a Londra ora ce lo abbiamo anche in Italia. Quanto ha apportato alla nostra cultura, arte e sensibilità sociale?
Dei cambiamenti ci sono e sono positivi. Oggi i ragazzi si esprimono più liberamente, hanno meno pregiudizi sull’identità di genere e razza, è innegabile. Certo, sono spesso nichilisti in un altro modo, sono allineati al mercato, lo condizionano e si fanno circonvenire. Sono molto meno “ideologici”, ma hanno spesso un forte senso di “giustizia”. Per molti giovani il percorso è individuale e la mira è quella di arrivare in alto quasi a ogni costo. Questo crea un’attitudine individualista e predatoria che purtroppo è figlia di questi tempi e dei modelli di “progresso” che vengono promossi. Se non arrivi in cima, sei un perdente.
Secondo te un’esperienza così importante, personale e di spessore come la vostra è stata valorizzata a dovere in Italia?
La mia risposta è un “nì”. Forse ora e solo ora, noi stiamo per essere “storicizzati”. Il concerto di apertura del JazzMi con tanto di sindaco in sala, per esempio, ha rappresentato un riconoscimento della città sul fronte culturale.
Il futuro dei Casino Royale?
Siamo un gruppo “nebulizzato”, viviamo tutti vite diverse in luoghi diversi e ci troviamo tra noi nella nostra moltitudine purtroppo molto di rado. Alcuni suonano per professione, altri hanno progetti paralleli e lavori. Negli ultimi anni con immenso sforzo abbiamo prodotto cose interessanti, con il supporto di quella che definisco una comunità che si sente legata alla storia e al percorso di Casino Royale. Stiamo per chiudere un lavoro cinematografico ed è in lavorazione un Ep. Quando ci troviamo siamo prolifici, il prossimo lavoro ha già una forma abbastanza definita e sarà secondo me l’ennesima sorpresa.
La ristampa in vinile di DAINAMAITA è recensita a pag. 95.