The Waterboys 1985
CHRYSALIS
“Fuori tutto!” sembra essere diventato il mantra di Mike Scott, che dopo aver pubblicato due corposi box set composti da session e tracce live collegate alla realizzazione di FISHERMAN’S BLUES (1988) e ROOM TO ROAM (1990), ora rivolge la sua attenzione a quella che è forse la perla assoluta di tutta la produzione dei Waterboys, il terzo Lp THIS IS THE SEA. Qualcosa di quelle session era già trapelato, ma solo ora la storia dello sforzo creativo di Scott e soci (Anthony Thistlewaite e Karl Wallinger) durante l’anno di grazia 1985 viene narrata per intero, nell’arco di 6 Cd – il sesto dei quali è il disco originale, rimasterizzato – e 95 brani di cui 64 inediti, un misto di demo casalinghi e non, versioni alternative, outtakes, tracce dal vivo e session per radio e tv. È, in generale, un bel sentire, in quanto i vari demo e versioni alternative di The Whole Of The Moon, Trumpets, Don’t Bang The Drum e This Is The Sea (qui anche con Tom Verlaine alla chitarra) offrono squarci interessanti, come anche numerose outtake (per esempio la splendida, già edita, cover di Sweet Thing di Van Morrison) che non trovarono posto sul disco. Per contro, meri abbozzi strumentali quali Son of Rags, Theme e Fuzz Guitar Vamp, come anche la scompigliata cantata collettiva su Paisley Park di Prince, non dicono nulla sul processo creativo e, anzi, occupano solo spazio. Tanta roba insomma, per un capolavoro della “Big Music” che meritava una rievocazione all’altezza, ma forse anche troppa: onestamente almeno un terzo dei 64 inediti potevano essere lasciati là dov’erano, negli armadi dove stavano prendendo polvere.