Lucky Star
Billy nasce nel 1949 a Houston, Texas, e la Stella d’America lo accompagnerà per sempre. Il padre è un compositore e pianista affermato che lavora per i grandi di Hollywood e lui ha, così, la fortuna di entrare da subito nel mondo dorato della musica seria. Vede dal vivo Elvis e B.B King, e studia percussioni con Tito Puente. “La musica ti salverà”, gli ripete sempre con un marcato accento del sud Marta, la sua tata. Poi arrivano la prima chitarra elettrica, la prima band psichedelica e, infine, il gruppo che lo accompagna da sempre. Quando si tratta di trovare un nome per la sua band, Billy nota che molti di quelli che hanno raggiunto la notorietà adottano nomi con due iniziali. In particolare, B.B. King e Z.Z. Hill. Così gli viene in mente ZZ King, ma si rende conto che il nome è troppo simile a quello del mitico bluesman. Ripensandoci su, decide allora che un “re è sempre in cima a tutto” e, finalmente, concepisce ZZ Top. Il resto è storia. L’album del 1973, TRES HOMBRES, e il singolo La Grange gli portano un grande successo commerciale e di critica, guadagnandogli la reputazione di uno dei migliori gruppi rock del Paese e il soprannome di “quella vecchia band del Texas”. Anche Marta li va a vedere spesso e a fine concerto, nel backstage, abbraccia sempre il suo Billy ricordandogli che “la musica lo salverà”. Dal 1976 al 1977, il Worldwide Texas Tour consacra definitivamente la band e riempie arene, stadi e auditorium. L’elaborata produzione teatrale è progettata per portare il Texas al pubblico nazionale: comprende un palco di 19x15 metri, inclinato con un angolo di quattro gradi, così da replicare la forma dello Stato. La presentazione include anche animali vivi come un manzo dalle lunghe corna, un bufalo nero, due avvoltoi e due serpenti a sonagli, oltre a piante come yucca, agave e cactus. Lo show è una bomba e si rivela un grandissimo successo di pubblico. Il 25 novembre del 1976, dopo una trentina di date tutte sold out, gli ZZ Top suonano finalmente a Houston. Per Billy Gibbons è anche l’occasione di riabbracciare la sua famiglia, compresa la vecchia Tata. Il concerto inizia bene, ma qualcosa non va come dovrebbe: tra il pubblico c’è più entusiasmo del solito e qualcuno punta uno specchietto catarifrangente sugli animali in scena. Innervosito, il bufalo s’imbizzarrisce e incomincia a scalciare come un matto. In meno di un minuto è il panico: le piante distrutte, gli altri mammiferi in fuga e, soprattutto, la teca dei serpenti a sonagli in frantumi, lasciandoli liberi. Billy non capisce fino in fondo che cosa sta succedendo, ma quando si ritrova a tu per tu con uno dei serpenti, comprende che la situazione è seria. Senza pensarci troppo, segue l’istinto di sopravvivenza e, con uno scatto velocissimo, appoggia con forza la sua Pearly Gates, una Gibson Les Paul del 1959, appena sotto la testa del povero rettile, immobilizzandolo fino all’arrivo del veterinario. Il primo abbraccio gli arriva proprio da Marta: “Te lo dicevo o no, che la musica ti avrebbe salvato la vita?”.