Il tempo è amico
Donovan si rivede in Italia, ma per pochissimi eletti: l’occasione è speciale. Anzi, spirituale.
Donovan Philip Leitch, in arte Donovan, classe 1946. Come molti artisti di quell’annata prodigiosa, non sembra accorgersi del tempo che passa. Tantomeno la sua musica e la sua inesauribile ricerca di armonia. In Italia, precisamente l’11 marzo scorso, è arrivato insieme alla sua indivisibile metà, la musa Linda Lawrence, invitato al Quirinale dal presidente Mattarella ad assistere alla proiezione di Fratello sole sorella luna di Franco Zeffirelli, nell’edizione originale appena restaurata e tanto amata dal Maestro, quella con la colonna sonora di Donovan. È stato proprio l’incontro felice tra Donovan e Caterina D’Amico, direttrice del Museo Fondazione Zeffirelli, a mettere in moto la macchina. Perché sono tre gli anniversari che sono stati celebrati al cinema La Compagnia di Firenze il 17 marzo 2024: 50 anni dall’uscita del film nel mondo, 100 anni dalla nascita di Franco Zeffirelli e 800 anni da quando Francesco fondò l’Ordine Francescano e, con Chiara, l’Ordine di Santa Chiara. Proprio per la strettissima relazione con il mondo francescano, alla presentazione del film, era presente una numerosa delegazione della comunità francescana, che non ha mancato di entusiasmarsi durante la proiezione e che, insieme al pubblico presente, ha applaudito con grande energia l’esibizione unplugged di Donovan. E lui si è caricato di quella energia, sempre col sorriso in volto, sempre pronto a “prendere il vento”, a ripartire e a cantare le sue storie in qualche altra parte del pianeta. Così, in un momento di pausa, ne approfittiamo per fare due chiacchiere.
Don, rivelaci il tuo segreto: come fai a essere sempre così sul pezzo?
Forse è una caratteristica genetica. Sono nato in una famiglia nella quale si cantava e si raccontavano storie. La tradizione era quella irlandese, scozzese e gallese, di matrice celtica e gaelica, ma si arrivava al pop e al jazz e all’opera e a tanta musica tradizionale di altri continenti. Quindi, la musica, proprio come linguaggio universale, è sempre stata presente nella mia vita. Per me è stato come respirare.
Tu hai sempre avuto un buonissimo rapporto col cinema: da attore e da compositore (If It’s Tuesday This Must Be Belgium, The Pied Piper, Brother Sun Sister Moon), ma anche come amico di registi come Lynch e Scorsese. Che legame c’è tra la tua musica e le immagini?
Le arti performative sono tutte connesse. All’origine c’era il teatro, la musica ha sempre sostenuto le immagini e viceversa. Per me questo legame è fortissimo, perché la musica, di per sé, è evocativa. Potremmo dire che siamo tutti registi dei nostri film della vita: esistono momenti che leghiamo indissolubilmente a una certa canzone e altri in cui le canzoni ci riportano magicamente indietro negli anni.
Sei qui in Italia per la presentazione di Fratello sole sorella luna di Zeffirelli, nella versione originale con le tue canzoni. Come è stato lavorarci?
Nel 1971 Franco aveva iniziato a cercare qualcuno che potesse scrivere la colonna sonora del suo film. E non è stato facile. Persino Bernstein, Leonard Cohen e Paul
Simon sono stati originariamente incaricati di fornire una partitura, ma senza successo. Quando Zeffirelli ha chiamato me, ho portato la mia conoscenza e il mio amore per i poeti trovatori provenzali dell’XI/XII secolo. Il giovane San Francesco doveva sapere di questa rivoluzione poetica: sua madre era originaria della Provenza e gli avrà sicuramente cantato quelle nuove melodie. Francesco scriveva poesie e testi, quindi, per me, era naturale che usasse quel tipo di musica. Di fatto, nel 1970, Franco mi ha visto come un trovatore moderno, alla guida di un enorme seguito di ragazzi e ragazze, proprio come aveva fatto Francesco 750 anni prima. Il film si apre con Francesco mandato in guerra, come all’epoca accadeva a molti, troppi ragazzi per il conflitto in Vietnam. Francesco ritorna traumatizzato, ha un esaurimento nervoso ed è toccato da un’illuminazione spirituale. Così, se ci pensiamo bene, sono tante le similitudini tra il tempo di san Francesco e gli anni Settanta. E da quel disagio interiore, dal contrasto tra il desiderio di pace e un mondo in guerra, Zeffirelli mi ha spinto creativamente ed emozionalmente alla composizione della colonna sonora per il suo capolavoro.
Sembra che tu stia parlando di oggi, come di allora.
Il messaggio di oggi è lo stesso di allora. La filosofia dell’amore e la vita rivoluzionaria di San Francesco d’Assisi sono valori imprescindibili, oggi più che mai. Le dinamiche, però, cambiano, si evolvono, proprio come noi.
Personalmente, posso dire che ho fatto le esperienze che un artista deve fare; ho calcato tutti i palcoscenici e suonato davanti a ogni platea. Eppure, sono ancora nella fase di elaborazione di tutto ciò che ha influenzato la mia infanzia. Quei semi non smettono di dare i loro frutti, il tempo, in questo senso, è amico.
La musica ha un potenziale talmente grande da accompagnarci in ogni istante della nostra esistenza. Un tempo ci ha fatto giocare, poi marciare e protestare. In seguito, grazie a esperienze come la meditazione trascendentale, ci ha connesso al cuore dell’Universo. In quest’armonia si trovano amore ed energia.
Progetti per il futuro?
Un’opera full immersive, un’esperienza di musica e immagini da fare individualmente. Ma vi svelerò tutto a tempo debito, sarà una sorpresa!