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concerti cameristici e fa distinzioni anche qui. Esempi: Maxim Vengerov e Menahem Pressler costano 90 franchi (72 euro); Renaud Capuçon e Daniil Trifonov 75 (60); a quota 65 (52) troviamo Yuja Wang con Leonidas Kavakos e poi con Gautier Capuçon, Janine Jansen e Itamar Golean, Yuri Bashmet e Denis Matsuev, Lisa Batiashvili e Khatia Buniatishvili; seguono altre quattro coppie a 45 franchi (36 euro). Differenze vistose, a Verbier, pure nei concerti di canto: se Natalie Dessay e Barbara Hendricks sono al top (90 franchi, 72 euro), Simon Keenlyside, con Emanuel Ax, è a 75 (60) e Thomas Quasthoff (voce recitante con Khatia Buniatishvili al piano) a 60 (48). Ma le sorprese maggiori nelle quotazioni dei cantanti vengono da Salisburgo: per il recital di Edita Gruberova, alla Haus für Mozart, il costo massimo dei biglietti è di 180 euro. Per Juan Diego Flórez e Erwin Schrott, nella stessa sala, si scende a 150; e per il tenore Michael Schade (che esegue Die schöne Müllerin accompagnato da Rudolf Buchbinder) a 120 euro. La Gruberova (di oggi) vale più di Flórez? Ebbene, sì. In Italia non sarebbe immaginabile, ma evidentemente ogni paese ha i suoi gusti…
Orchestre
Spostandoci a Lucerna, si scopre che in prima fila fra le orchestre c’è la Lucerne Festival diretta da Claudio Abbado: i posti più cari al Kkl per i concerti del nostro direttore (cinque in tutto, con due programmi diversi) costano 320 franchi svizzeri (258 euro) che salgono a 350 (282) per la serata inaugurale. Lucerna è al top dei prezzi: il 25% in più rispetto a Salisburgo. I Berliner con Rattle presentano gli stessi programmi nei due festival: in Austria si arriva a 200 euro, in Svizzera ce ne vogliono 258 (320 franchi svizzeri). Questa è la quotazione anche per i Wiener (due concerti diretti da Maazel, ma con programmi diversi rispetto a Salisburgo), per il Concertgebouw con Daniele Gatti e per la Pittsburgh Symphony Orchestra con Manfred Honeck e una solista di grande richiamo come Anne-Sophie Mutter. La seconda fila a Lucerna (290 franchi svizzeri, 237 euro) vede allineate la Staatskapelle di Dresda con Christian Thielemann, la Bayerischen Rundfunks con Mariss Jansons, la Filarmonica di San Pietroburgo con Yuri Temirkanov e la Philharmonia di Londra con Salonen; un gradino ancora sotto (260 franchi svizzeri, 209 euro) la Budapest Festival Orchestra con Iván Fischer; decisamente staccata la West-Eastern Divan con Barenboim (170 franchi svizzeri, 137 euro). Che abbiano quotazioni basse anche la Mahler Chamber, con
Daniel Harding, e la Lucerne Festival Academy, con Pierre Boulez e Pablo Heras-Casado, prescinde dal prestigio dei direttori: nel primo caso si tratta del complesso che fornisce l’ossatura all’Orchestra del Festival, a cui viene data l’occasione di esibirsi con il proprio nome e nella formazione consueta; nel secondo, di un’orchestra di giovani formata appositamente per addestrare gli esecutori all’esecuzione della musica contemporanea, sotto la supervisione di Boulez.
Opera
Se Lucerna è al vertice per i prezzi dei concerti, Salisburgo non ha rivali per le opere, anche in questo campo con interessanti distinzioni. I due titoli centrali sono Die Meistersinger (direzione di Daniele Gatti, regia di Stefan Herheim) e Don Carlo (Antonio Pappano-Peter Stein, con Jonas Kaufmann nel ruolo del titolo), entrambi con i Wiener in buca al Grosses Festspielhaus: 400 euro. Stesso prezzo per Norma alla Haus für Mozart, con l’Orchestra La Scintilla diretta da Giovanni Antonini, ripresa di un allestimento che ha debuttato al Festival di Pentecoste. Strano? Forse. Ma il fatto è che a interpretare la sacerdotessa druidica c’è Cecilia Bartoli, altra diva che attira folle di ammiratori. E così la Norma della Bartoli costa 30 euro
in più del Falstaff con l’accoppiata Zubin Mehta-Damiano Michieletto (e i Wiener) e del Così fan tutte diretto da Franz Welser-Möst (sempre con i Wiener). A proposito di dive (e di divi): Anna Netrebko nel ruolo della protagonista e Placido Domingo in quello del padre Giacomo fanno innalzare a 300 euro il prezzo massimo della Giovanna d’Arco verdiana in forma di concerto (Paolo Carignani sul podio della Münchner Rundfunkorchester). Stesso discorso per il Nabucco diretto da Riccardo Muti con Orchestra e Coro del teatro dell’Opera di Roma, mentre il Rienzi, con Philippe Jordan alla guida della Gustav Mahler Jugendorchester, vale “soltanto” 200 euro. Per dare un’idea della differenza fra Salisburgo e gli altri festival operistici europei: a Bayreuth il prezzo massimo è di 280 euro, a Glyndebourne di 296 euro (250 sterline), a Aix-en-Provence di 240 euro.
In Italia
E l’Italia? Ci prova Parma a mettersi in gara. Al Festival Verdi, una platea al Regio per le prime di Simon Boccanegra e I masnadieri costerà 250 euro. Non è un errore, avete letto bene: 250 euro per un allestimento già visto di de Ana (direttore Jader Bignamini), e per una nuova produzione con regia di Leo Muscato e Francesco Ivan Ciampa sul podio, senza grandi nomi in palcoscenico. Neanche l’Arena di Verona, tradizionale richiamo turistico, arriva a tanto: una poltronissima gold vale 219 euro (per gli stranieri con il portafoglio gonfio il resto eventualmente sarà per lo champagne…). Più moderati a Pesaro per il Rossini Festival (150 euro per l’Italiana in Algeri, 180 per il Tell all’Arena), e a Torre del Lago per il Puccini Festival (142 euro). Che morale si può trarre da questa veloce carrellata? Anzitutto che la qualità non si misura in euro o in franchi svizzeri. I prezzi dei biglietti dipendono da diversi fattori: il tipo di manifestazione, l’appeal della località in cui si svolge, il genere di pubblico richiamato, la popolarità degli artisti (che può avere riscontri diversi in paesi diversi), il numero di musicisti coinvolti. Con un’avvertenza finale: il riferimento al prezzo massimo è stato scelto per comodità di confronto. Ma per ognuno degli spettacoli citati ci sono naturalmente biglietti a costi più accessibili. La musica e l’opera non devono essere soltanto per i ricchi.