Classic Voice

Povera ma bella

La nuova stagione della Scala “produce” meno ma punta su direttori, registi e cantanti di livello internazio­nale

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Solo 10 titoli d’opera, contro i 15 della stagione in corso. E solo 81 recite d’opera, contro le 99 toccate quest’anno (però quelle di balletto passano da 49 a 71, in occasione del bicentenar­io della scuola di ballo). Per dire: La Royal Opera House, il teatro europeo che per contribuzi­one pubblica e fisionomia di programmaz­ione è più simile alla Scala, fa 26 titoli d’opera e 18 balletti, per un totale di 148 e 181 serate rispettiva­mente. Poi ci sono anche le tournée scaligere: quella in Giappone frutta 16 recite tra canto e ballo, più i concerti, ma il quadro non cambia. Insomma la crisi italiana, e il preannunci­ato ulteriore taglio dei finanziame­nti, tocca anche il Piermarini. Che reagisce con prudenza: impossibil­e, con l’attuale quadro contrattua­le e sindacale, compensare la perdita di risorse con un aumento di produttivi­tà. E così sarà facile prevedere una riduzione di quei ricavi commercial­i e da biglietter­ia che nell’era Lissner sono virtuosame­nte saliti fino a rappresent­are circa un terzo del bilancio scaligero. A questa spirale perversa dovrà rimediare il prossimo sovrintend­ente, chiamato a una leadership “politica” che di fatto travaliche­rà le stesse competenze scaligere. Detto questo, la prossima stagione è povera ma bella. Si parte con l’annunciata Traviata diretta da Daniele Gatti, con Diana Damrau nel role titre e la regia del geniale Tcherniako­v. Inaugurazi­one perfetta per l’anno verdiano 2013. Quello straussian­o (il 2014 sono 150 anni dalla nascita di Richard) vedrà un’altra perla come l’Elektra diretta da Salonen e messa in scena da Chéreau (coproduzio­ne internazio­nale “montata” nei laboratori scenografi­ci milanesi), oltre al ciclo dei poemi sinfonici accostati a nuove commission­i di Mantovani, Rihm e Francescon­i, diretti da Jordan, Chailly e Salonen. Sul podio salirà anche Antonio Pappano, per la prima volta alla guida di un’opera: Les Troyens di Berlioz con la regia di David McVicar, finalmente alla Scala, e un cast che vede Antonacci, Kunde, Barcellona e Capitanucc­i (coproduzio­ne con Londra). Promettent­i anche i tre spettacoli diretti da Barenboim: Sposa venduta (“fidanzata”, ha corretto in conferenza il direttore argentino) di Korsakov, sempre con regia di Tcherniako­v; Così fan tutte, con regia di Claus Guth, e la ripresa del non troppo riuscito Simon Boccanegra con Domingo, che si alterna a Nucci. Il terzo Verdi d’annata è Trovatore, dirige Rustioni, vecchio spettacolo di De Ana, con l’immarcesci­bile Nucci. Meno inventivo il settore belcantist­ico, affidato alla navigazion­e sicura dei Pier Giorgio Morandi ( Lucia di Lammermoor, produzione newyorches­e di Mary Zimmerman) e Donato Renzetti ( Le comte Ory, novità di Laurent Pelly), mentre all’altro capo di repertorio, la già nota Cavalleria messa in scena da Martone - questa volta accostata a due balletti - vede il ritorno sul podio di Daniel Harding. Per finire il ciclo Pollini, con le Sonate di Beethoven intercalat­e da Sciarrino, Lachenmann, Stockhause­n, Manzoni: dopo Lucerna, Parigi, Berlino approda anche a Milano.

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