Le pere di Mastro Geppetto
Il 23 agosto 2009 Susan Orlando, direttrice della Vivaldi Edition per Naïve, dichiarava al “New York Times” di non approvare “la falsa pubblicità sui ‘ capolavori vivaldiani perduti’, specie ora, quando ce ne sono tanti di autentici che il pubblico può scoprire”. Il suo strale puntava ad un Ercole sul Termodonte pesantemente restaurato da Alan Curtis e Alessandro Ciccolini per il Festival di Spoleto, ciò che non le ha impedito di fare lo stesso tre anni dopo per pubblicizzare la ricostruzione, a cura di Federico Maria Sardelli, del cosiddetto Orlando 1714, parimenti mutilo e sospetto di estese commistioni con arie di Giovanni Alberto Ristori. Divorate le tre pere di Geppetto, Pinocchio “spolverò in un soffio tutte le bucce: e dopo le bucce, anche i torsoli”. Così fa oggi l’industria discografica, smerciando come capolavori riscoperti certe fonti note da tempo agli specialisti e finora scartate come dubbie, quando non come falsi integrali. I potentati musicologici si schierano in campi avversi, la stampa generalista attizza i contrasti, il pubblico - esilarato e disorientato da queste risse erudite - corre a comprare per farsi un’idea. Nella pagina che segue, quattro casi recenti.
1999: Ave Maria di Giulio Caccini Primo track dell’album Sacred Arias di Andrea Bocelli e successo virale: 5 milioni di copie vendute. Con quelle progressioni di settima, nona e tredicesima su un volgare basso albertino a stantuffo, pare Morricone quando sbuccia la cipolla: nulla in comune col recitar cantando. L’aveva composta verso il 1970 il liutista sovietico Vladimir Vavilov (1925-1973). 2001: Gloria di Händel Scoperto a Londra da Hans Joachim Marx e contestato da Anthony Hicks, Curtis Price lo vuole composto a Roma verso il 1708 a beneficio di Margherita Durastanti, amica del Sassone. Ma a quel tempo la signora toccava di rado il la4 partendo dal si2, mentre il Gloria si muove da fa3 a sib4. Pagina più adatta a un soprano di agilità (magari castrato) che ad una quasi mezzosoprano. 2004: Andromeda liberata, serenata di Vivaldi (1726). Per lo scopritore Olivier Fourés è tutta di Vivaldi perché contiene una sua aria autografa. Il comitato editoriale dell’Istituto Vivaldi ha però concluso per un pasticcio in collaborazione con Albinoni, Porpora, Biffi e altri. Con grande sdegno dello stesso Fourés e di Andrea Marcon, incaricato della riesumazione su cd, la Dgg si è adeguata. 2011: Germanico di Händel. Lanciato da Sony come primizia operistica di Händel in Italia (1705/6), è invece una serenata viennese di Giovanni Bononcini, databile 1702/4. Questa rivista suonò il primo allarme nel n. 145 (giugno 2011, p. 6); dettagli su “Philomusica”, organo del Dipartimento di Scienze musicologiche dell’Università di Pavia, n. 11 (2012), pp. 67-72. Cfr. http://philomusica.unipv.it/