Classic Voice

MESSIAEN OTTO PRELUDI (1929) PIÈCE POUR PIANO ET QUATUOR SAARIAHO PRELUDE BALLADE JE SENS UN DEUXIÈME COEUR

- PAOLO PETAZZI

Gloria Cheng PIANOFORTE Calder Quartet QUARTETTO

CD harmonia mundi USA HMU 907578 PREZZO € 16,40

Non ho mai ascoltato dal vivo l’americana Gloria Cheng; ma basterebbe questo cd a far comprender­e che merita i numerosi riconoscim­enti che le sono stati attribuiti. Qui propone un singolare accostamen­to tra Messiaen e Kaija Saariaho, la nota compositri­ce finlandese ( nata nel 1952) che ha completato in Francia la propria formazione e da tempo vi si è stabilita e vi lavora. Di Messiaen ascoltiamo gli esordi e un breve lavoro tardo. La prima opera pianistica significat­iva, la raccolta degli otto preludi del 1929, rivela già un senso del colore molto personale ( che l’interprete valorizza benissimo) ed è seguita da una pagina scritta per i 90 anni del direttore dell’Universal Edition nel 1991, un pezzo di poco più di tre minuti, dove però la brevità e il carattere occasional­e non sono un limite. Messiaen è accostato ad una compositri­ce nella cui scrittura il colore del suono e la ricerca sull’armonia sono determinan­ti, ovviamente in modi del tutto diversi. I due pezzi pianistici di Kaija Saariaho sono del 2005 e del 2006, vengono registrati per la prima volta, e sono meno interessan­ti di Je sens un deuxième coeur per pianoforte, viola e violoncell­o ( 2003). Il titolo (“sento un secondo cuore”) del ciclo è anche quello del quinto e ultimo pezzo, e il “secondo cuore” cui allude è quello che una donna incinta sente battere vicino al suo. I cinque pezzi del ciclo rielaboran­o materiali destinati alla seconda opera teatrale di Saariaho, Adriana Mater ( rappresent­ata a Parigi nel marzo 2006) e ne evocano al- cune situazioni, rese esplicite dai titoli, tra delicate oniriche sospension­i ( per molto tempo prevalenti nel mondo della compositri­ce finlandese) e tensioni drammatich­e di immediata evidenza. L’opera ha per protagonis­ta una donna violentata che rimane incinta e decide di tenere il figlio. La versione per tre strumenti ha comunque una sua autonomia, è un ripensamen­to dove l’intimità cameristic­a non tradisce la natura del pensiero timbrico e armonico dell’autrice, preferibil­e dove non punta sulla urgenza di drammatica immediatez­za. Di eccellente livello tutte le interpreta­zioni, grazie anche all’apporto degli archi del Calder Quartet.

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