WAGNER TOSCANINI CONDUCTS WAGNER
5 CD Sony 88765411932 PREZZO € 24
Nell’anno wagneriano non poteva mancare la presenza di Toscanini, assicurata ora da questo cofanetto comprendente alcune ristampe dalla storica “Edition”. Si tratta di registrazioni in studio che vanno dal 1941 al 1952 e pure di una trasmissione in diretta, del 1941, di brani da Die Walküre e da Götterdäm
merung con il soprano Helen Traubel e il tenore Lauritz Melchior, in una revisione da concerto dello stesso Toscanini. Un’occasione per molti ascoltatori di nuova generazione per rimettere a fuoco la crucialità del rapporto del Maestro con Wagner, nato da una vera e propria folgorazio- ne, come ricorderà lui stesso: “Il mio primo incontro con la musica di Wagner risale al 1878-79, quando ascoltai l’ouverture del Tannhäuser”; e ancora, quando pochi anni dopo, giovane violoncellista, partecipò all’esecuzione del
Lohengrin, a Parma: “Fin dalle prime prove, o meglio fin dalle prime battute del Preludio, fui pervaso da sentimenti magici, sovrannaturali; quelle armonie celestiali mi rivelarono un mondo nuovo, un mondo della cui esistenza nessuno aveva la più pallida idea prima che il genio trascendente di Wagner venisse a scoprirlo”. Si trattò dunque di una vera e propria iniziazione destinata a nutrire una carriera che andava delineandosi già con straordinaria tensione e con forte rilievo nel panorama direttoriale italiano. Toscanini si tuffò con entusiasmo e determinazione entro quel gorgo oscuro rappresentato dal mondo wagneriano cercando di percepirne le ragioni che innervavano la novità di quel linguaggio. Una conquista quella dell’universo wagneriano da parte di Toscanini che avvenne al di fuori di quella tensione antagonistica che per lungo tempo in Italia avrebbe contrapposto polemicamente il tedesco a Verdi ma addirittura operò una più stretta integrazione, nel senso che la scoperta della grandezza di Verdi passerà, nell’esperienza di Toscanini, attraverso l’approfondimento del linguaggio wagneriano. Come ha sintetizzato acutamente Franco Serpa, “Toscanini si è formato artisticamente e tecnicamente, comprendendo per primo (primo anche dei suoi colleghi d’oltralpe) che la riproduzione di quella sconfinata vitalità pretendeva la ferrea padronanza della tecnica orchestrale”, un dato questo che avvalora il senso più consolidato della rivoluzione recata dal direttore parmense nel terreno dell’opera italiana, perché proprio attraverso la nuova coscienza orchestrale è avvenuto l’innesto che ha consentito di recuperare, nella riproposizione delle asciutte strutture del discorso verdiano, come sintesi bruciante di un’autenticità drammaturgica, i valori di una tradizione che rischiava altrimenti di apparire ormai compromessa.