BRYARS I TATTI MADRIGALS
L’augusta Università di Harvard spende i suoi dollari per organizzare garden parties a Villa i Tatti, già signorile dimora di Bernard Berenson sui colli tra Firenze e Fiesole? Sono fatti suoi e dei suoi patroni in visita, che dopo la festicciola staccheranno più volentieri l’assegno per le borse di studio ai ricercatori del Center for Italian Renaissance Studies. Ma se con gli avanzi della merenda si pretende di confezionare un doggy bag come questo cd e di farcelo recensire come fosse cosa seria, no grazie, non ci stiamo. Gavin Bryar, post-minimalista britannico classe 1943, già allievo di Cage e di Cardew per poi trionfare come chitarrista pop in sodalizio con Brian Eno, qui si traveste da musico mediceo per ammannirci, frutto di ennesima commissione harvardiana, un Quarto e un Quinto Libro di Madrigali da 6 a 8 voci su versi di Petrarca e minori seguaci che lui, leggendoli ad orecchio, ritiene tematizzati “chiefly about love and sex”. L’alto tasso di pittori e letterati manieristi fra gli autori delle rime intonate (Bronzino, Pontormo, Michelangelo il Giovane, Laura Battiferri), si riallaccia poi agli studi di Berenson buonanima e del suo successore Craig Hugh Smith. Ad interpretarli si chiama un valente sestetto tedesco come Singer Pur, e fin qui tutto bene; ma il risultato udibile? Un Malipiero corretto un po’ da Sciarrino, con il gusto per certi scontri armonici e sforamenti della parte di soprano che richiamano Gesualdo e Cipriano, ma tutto senza esagerare. Di contrappunto vero solo l’ombra; prevale invece un pedestre andamento omofonico e omoritmico che dopo dieci minuti stucca. Prodotti del genere, nati dal clientelismo e dalla snobberia di espatriati nel cosiddetto Tuscanyshire, naufragano in patacche tipo Famiglia dell’Antiquario. Da evitare.