BEETHOVEN
Si tratta della rimasterizzazione di una registrazione effettuata nel 1976 ad Amsterdam per la Philips. Occasione quanto mai accattivante per ritrovare i tratti di un modo di vivere il discorrere musicale che oggi appare spesso offuscato dalla pressione di un efficientismo esaltante quanto a volte limitativo. Un discorso che ci porterebbe lontano dai limiti di questa segnalazione, centrata appunto sulla avvolgente eloquenza che nasce tra i due indimenticabili interpreti i quali vivono la trama beethoveniana con la fluidità di chi scambia i propri pensieri nel segno di un equilibrio sonoro mai compiaciuto, rispondente alle istanze di una conversazione rassicurante pur nella mutevolezza degli umori. Carattere che era insito nella personalità del grande violinista belga, mai dipendente dal virtuosismo effettistico, virtuosismo che pur possedeva e piegava verso regioni più intrinseche del discorrere, la mobilità e l’intensità del fraseggio, la sapienza nel dosare il suono, ma sempre con naturalezza, tratti che non a caso avevano trovato corrispondenza in Clara Haskil, con cui aveva stabilito una intesa tra le più consolidate nella storia del camerismo. Come non ricordare la freschezza e la pregnanza del loro lungo viaggio mozartiano? Più rara la collaborazione con altri pianisti, tra cui William Kapell e Claudio Arrau con cui nel 1976 registrò ad Amsterdam un gruppo di Sonate di Beethoven; un incontro quello col pianista cileno che trova un suo equilibrio nella duttilità della pronuncia beethoveniana assicurata da Arrau attraverso quel pianismo così solido nel tenersi ancorato alla scrittura ed insieme così poeticamente intenso.