ANTICIPAZIONI
Si propose come direttore dell’istituzione musicale viennese. Ma la città lo ostacolava perché era di origine ebraica. Il grande compositore lottò per superare i pregiudizi e ottenere la carica. Come raccontano le sue lettere da Kapellmeister, pubblicate
Ostacolato perché di origine ebraica Mahler lottò per ottenere la carica di Kapellmeister viennese. Lo dicono le sue lettere, per la prima volta in italiano
Vostra Eccellenza! Stimatissimo signor Intendente generale!, Da diverse fonti ho appreso che molto presto all’Opera di Corte di Vienna si farà impellente la questione del Kapellmeister. La benevola accoglienza di cui Vostra Eccellenza mi ha ripetutamente onorato mi incoraggia a ricordare con queste righe a Vostra Eccellenza la mia persona. Non occorre certo che Le dica che, qualora dovessi essere il prescelto fra i candidati per questo incarico, mi adopererei con tutte le mie forze per dimostrarmi degno di un tale onore, e per dar prova a Vostra Eccellenza della mia gratitudine con devozione e senso del dovere. I diretti interessati ricorderanno forse la mia attività all’Opera di Pest. Ora aggiungerei soltanto che i 6 anni trascorsi da allora all’Opera di Amburgo non sono passati invano, e che dopo lunghe peregrinazioni mi riterrei molto felice di poter finalmente mettere a frutto in patria le numerose esperienze accumulate. […] Vostra Eccellenza mi consenta di esprimerle la mia più profonda devozione
A Josef von Bezecny, intendente generale del Regio Teatro di Corte, 21 dicembre 1896
Stimatissimo amico! , Le scrivo per chiederLe una cortesia, dalla quale dipende la piega che prenderà il mio destino. A Vienna è ormai impellente la questione del Kapellmeister ovvero del direttore. Tra i primi “in discussione” ci sono io. Due circostanze, però, mi sono di intralcio. In primo luogo, ho sentito dire, la mia “follia”, che i miei nemici continuano a tirare in ballo per sbarrarmi la strada. Due. Il fatto che sono di origini ebraiche. A questo riguardo tengo a precisare (nel caso ancora non lo sapesse) che poco dopo aver lasciato
Pest mi sono convertito al cattolicesimo [Mahler mente consapevolmente; la conversione avvenne solo due mesi dopo l’invio di questa lettera, il 23 febbraio 1897, ndc].
In merito all’assegnazione del posto verrà tenuto in conto soprattutto il parere del Principe Liechtenstein [Gran Maestro di Corte (Obersthofmeister), il massimo funzionario della monarchia addetto alle questioni teatrali, ndc]. Ma si darà certamente ascolto anche ad altre voci. Mio caro e stimatissimo amico, La prego, faccia per me tutto ciò che è in Suo potere. Ho appena scritto anche al Conte Apponyi. Come sa, non ho alcuna conoscenza! Tutte le mie speranze risiedono nel fatto che Lei e il Conte Apponyi metterete in campo la Vostra influenza a mio vantaggio. Non manca ormai che quest’ultimo tocco, giacché ho saputo da fonti ufficiali che una mia chiamata a Vienna è stata seriamente presa in considerazione. Potrà e vorrà farmi questa gentilezza? Nell’interesse della cosa, affinché al momento sbagliato i miei detrattori non possano tramare contro, ci terrei a sottolineare che il tutto deve svolgersi nella
massima segretezza. Glielo chiedo con particolare insistenza; altrimenti andrà tutto a rotoli. Metto il mio destino nelle Sue mani. Lei e il Conte Apponyi troverete sicuramente i mezzi e la maniera per volgere la situazione a mio vantaggio. In attesa di una gentile risposta, resto il Suo sinceramente devoto
A Ödön von Mihalovich, compositore, 21 dicembre 1896
Caro e stimatissimo Maestro!, mi trovo in uno stato di grande inquietudine, giacché sento dire ovunque che la questione del Kapellmeister all’Opera di Corte di Vienna sarebbe ormai prossima a una soluzione, e che io sarei tra i candidati più papabili. Che cosa significherebbe per me poter finalmente accedere a un ambiente artisticamente così ben organizzato e scampare per sempre a questa orribile “babilonia teatrale”, lo può ben immaginare anche Lei. Potrebbe allora fare qualcosa per me? Di sicuro avrà modo di rimuovere gli ostacoli che potrebbero eventualmente compromettere l’esito auspicato. In primo luogo penso sia necessario arginare alcuni pregiudizi che mi vorrebbero “nervoso”, “eccentrico”, “pazzo” ecc.; cosa che a Lei dovrebbe riuscire facile, dal momento che può sostenere il contrario sulla base della Sua esperienza personale.
La prego, mio caro e stimatissimo signor Goldmark, di fare tutto ciò che è in suo potere. Tralascio qui di assicurarLe tutta la mia “gratitudine” e simili. A Lei mi legano l’affetto e l’ammirazione che da sempre nutro per chi è maestro nella sua arte [In realtà, da quando Goldmark aveva bocciato il suo Klagendes Lied (nella giuria per il Beethoven-Preis della Gesellschaft der Musikfreunde nel 1881), Mahler aveva su di lui un’opinione sprezzante, ndc]. Di qui derivano anche la mia franchezza e l’invadenza quasi, in questa circostanza. So di poterLa implorare e incalzare. La prego di farmi sapere che cosa ne pensa, e se è nelle condizioni di fare qualcosa per me. Con immutabile venerazione
A Carl Goldmark, compositore, 23 dicembre 1896
Mio caro amico! , A Vienna non si è ancora deciso niente. Quanto ancora la “tireranno per le lunghe”, secondo le vecchie abitudini, non è dato saperlo. Stando a quel che mi riferiscono i miei informatori, non ci sarebbe da dubitare della mia chiamata, se solo io non fossi ebreo. Ma quest’ultimo dettaglio finirà per essere decisivo, e Mottl [Felix Mottl, allora direttore musicale generale a Karlsruhe], che è fortemente appoggiato dalla Metternich, ne uscirà vincitore! Un’affermazione di Lichtenstein [sic] - in occasione dell’intervento di uno dei miei sostenitori, di cui non mi viene indicato il nome (ma posso facilmente immaginare che si tratti del Suo inviato o di quello del Conte Apponyi) - mi permette di conservare ancora qualche speranza. Quando il suddetto benefattore ha accennato alle mie origini, lui ha detto: “Fino a questo punto in Austria non ci siamo ancora arrivati, non sarà l’antisemitismo ad avere l’ultima parola”. Lui stesso deve essere ben informato su di me, e deve avere un’ottima opinione del sottoscritto! È proprio su questo che bisognerebbe continuare a lavorare, invece di “mollare la presa”! […]
A Ödön von Mihalovich, compositore, 25 gennaio 1897
Stimatissimo signor Consigliere governativo! Proprio ora meditavo sulle parole con cui avrei potuto dar voce ai sentimenti di gioia e gratitudine che mi animano al ricordo di tutto ciò che Lei ha fatto per me. Quasi mi vergogno; perché so che cosa Le devo, e che non sarò mai nelle condizioni di ricambiare in modo adeguato. […] Sento che noi due, insieme, possiamo dar vita a un potere destinato a neutralizzare ogni indolenza e slealtà proprio nella sede dove trionfano gli interessi personali e il laissez aller. […] Intraprenderò tutto ciò che è nelle mie possibilità per poter al più presto perfezionare il trasferimento da Lei. […] Il massimo, credo, sarebbe presentarsi con un’opera wagneriana e il Fidelio, che rappresenterebbero le due tendenze principali e accontenterebbero sia i wagneriani che i classicisti. La cosa più importante sarebbe quindi mettere a punto un piano di battaglia per la prossima stagione, e piazzare nuovi allestimenti e novità in modo tale che, grazie a una pianificazione vantaggiosa e a un pieno sfruttamento di tempo e personale, si possano di volta in volta portare in scena contemporaneamente un nuovo allestimento e una novità. Così facendo riusciremmo ad affrancarci da questa Repertoirmisère [sic] già nel corso della prossima stagione. E so per esperienza che il pubblico si lascia sorprendere con molta facilità quando nota un progresso. […]
A Eduard Wlassack, consigliere governativo, 9 aprile 1897