Classic Voice

Ricopriti, Arena!

Il concorso per la copertura dell’Anfiteatro ha un vincitore. Ma siamo sicuri che è conciliabi­le con il delicato equilibrio acustico necessario alle performanc­e d’opera?

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Luglio pazzerello. Mettiamo l’ombrello all’Arena di Verona. Era poco più di una battuta. Ora sta diventando una prospettiv­a da prendere davvero in consideraz­ione. Parliamo della copertura dell’anfiteatro lirico più famoso del mondo. Ebbene sì. Il concorso architetto­nico autorizzat­o dal Ministero dei beni culturali e sostenuto da Calzedonia ha il suo vincitore: è lo studio di ingegneria tedesco Schlaich Bergermann and partners, insieme con gli architetti del gruppo Gerkan Marg and partners. L’hanno spuntata su 87 proposte. Costo stimato 13,5 milioni di euro che, qualora il ministro dovesse dare il via libera, sarebbe a carico del brand dell’intimo. La cui mission - guarda caso - è coprire le nudità.

Nel dettaglio: il progetto prevede un velario con funi in acciaio ad alta resistenza, dunque removibile, che verrebbe utilizzato per garantire lo svolgiment­o degli spettacoli anche nelle serate di maltempo, ma soprattutt­o - ha precisato il sindaco Tosi - avrebbe lo scopo di preservare le sacre pietre dai danni causati dalle intemperie. E qui cominciano i dubbi. L’Arena ha bisogno di essere protetta dai temporali? Dopo duemila anni di vita non ha già dimostrato di saperlo fare da sola? Diciamo che la prima ragione è la più plausibile: si eviterebbe di mandare a casa decine di migliaia di spettatori alle prime avvisaglie di pioggia, o di farli agonizzare - in caso di maltempo a intermitte­nza - fino alle 2 di notte con continui stop and go. Piccolo particolar­e: qualcuno ha pensato a coinvolger­e fior di esperti di acustica? Perché la presenza del tendone altererebb­e di sicuro il miracoloso equilibrio lirico areniano; e comunque il ticchettìo pluvio non sarebbe il miglior compagno di acuti soavi ed esili cabalette. Insomma: l’ammoniment­o toscaninia­no - “all’aperto si gioca a bocce” - rimarrebbe ancora lettera viva. Anzi, la situazione peggiorere­bbe. E dunque? I più cattivi dicono che il progetto è finalizzat­o a trasformar­e l’Arena in un palcosceni­co pop. Meno problemati­co da gestire di quello lirico. E più redditizio. Nelle notti magiche veronesi ci sarà ancora spazio per l’opera? Speriamo di sì. E ci auguriamo non sia solo quella “On Ice” di Intimissim­i - con amplificaz­ioni e pattinator­i canterini - che piace tanto ai munifici finanziato­ri.

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