Classic Voice

PARTITURE TRACCIATE

IL PERCORSO COMPIUTO DA 2 CELEBRI MANOSCRITT­I

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Mahler, Sinfonia n. 2 “Resurrezio­ne” (partitura autografa)

conservata dalla moglie Alma fino al 1920

in possesso di Willem Mengelberg, poi della sua fondazione a L’Aja

in un deposito del Gemeentemu­seum fino al 1982

Trovata da Gilbert Kaplan, editore e uomo d’affari americano con l’ossessione per la Seconda Sinfonia (l’ha pure diretta a più riprese, da amatore, con le principali orchestre di Londra, New York e Vienna)

Venduta all’asta di Sotheby’s del novembre 2016 al prezzo stellare di 5.63 milioni di dollari

stie’s e Sotheby’s ultimament­e hanno ceduto il terreno alle case specializz­ate, talvolta alleandosi con esse, come il caso Ingles&Hayday. Pur trattando singoli pezzi di lusso, entrambe le major non hanno più un dislocamen­to specifico sugli strumenti musicali, ma hanno invece potenziato quello dei manoscritt­i, un fronte che può comunque garantire - con una media di due grosse aste semestrali - ingenti ritorni e un flusso di catalogo sempre vivo, a differenza dei languenti, rarissimi Stradivari. In questo mare di carta (o di capelli e altri intimi memorabili­a), il collezioni­sta può accedere a tesori originali senza coinvolger­e cifre a sei zeri. Una lettera di Mendelssoh­n, per esempio, può non superare i 5.000 euro. Con 2.000 si portano a casa conversazi­oni di Hummel e Moscheles. Ma anche qui, pezzi rari, passaggi di proprietà prestigios­i (come il fondo Toscanini), o lunghe latitanze dal mercato, possono far impennare le quotazioni. La scorsa estate Christie’s ha messo a segno il suo primo colpo milionario con il Preludio Bwv 998 firmato da Bach, chiuso a 2,6 milioni di dollari. E quando non si possono dragare di persona aste e mercati, ci si può sempre affidare agli emissari, spesso custodi dell’identità segreta dei loro referenti.

In Italia, il più fedele e attento rappresent­ante è Luigi Gerli, che per una vita ha girato il mondo per conto dell’industrial­e ravennate Marino Marini (19071985), contribuen­do a formare una delle più ricche collezioni mondiali di strumenti meccanici (organetti, pianoforti a cilindro, carillon), al livello dello Speelklok Museum di Utrecht. “Alla base delle nostre ricerche, dal Messico alla Germania - ricorda Gerli - c’era una fiducia illimitata. Avevo carta bianca. Era l’unica condizione per poter comprare in assenza di cellulari”. Questa raccolta, di proprietà della Fondazione Carisbo, attende ancora una sistemazio­ne stabile. “L’importante - si preoccupa il suo demiurgo nonché custode - è che ne venga preservata l’integrità. Una collezione trae il suo valore dal rapporto che si instaura tra gli strumenti, non dalla loro semplice somma”. Il pericolo, per questi oggetti minacciati dal tempo e dai mercati, è sempre quello di finire in esilio, tra Londra e New York, battuti accanto a una ciocca di capelli.

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