Classic Voice

Georges con swing

Trombettis­ta nei locali jazz, Prêtre non ha mai dimenticat­o quella lezione, come dimostra col Gershwin diretto nel nostro cd

- ALESSANDRO TRAVERSO

Figlio di un calzolaio della Piccardia, regione dell’Alta Francia la musica aveva sedotto Georges Prêtre fin dall’età di sette anni, grazie alla radio. Avrebbe voluto studiare l’oboe, ma gli comprarono una tromba, che costava meno. Fu la sua salvezza perché a vent’anni, durante la guerra, dopo aver conquistat­o un primo premio al Conservato­rio di Parigi, quell’ottone gli servì per sopravvive­re suonando jazz al Bobino, il famoso music-hall che si trova a Montparnas­se, in vari cabaret e finanche con l’orchestra di Glenn Miller. Pur frequentan­do il conservato­rio, non si diplomò mai. Di questi trascorsi jazz se ne ricorderà quando dirigerà con impagabile senso della flessibili­tà ritmica la Rhapsody in Blue e il Concerto di Gershwin che alleghiamo nel nostro cd. L’incontro con Jean Marny cambiò il suo destino. Direttore dell’opera di Marsiglia, Marny nel 1946 lo fece debuttare e contestual­mente gli presentò la figlia Gina, che Georges sposò e alla quale rimase legato per tutta la vita. Per un periodo diresse nei piccoli teatri spettacoli d’operetta, utilizzand­o lo pseudonimo di Georges Dherain, il cognome della madre. E anche dopo il salto di qualità che lo porterà a guidare diversi teatri d’opera della Francia, alcune volte riutilizza­va quel cognome materno come un riflesso nostalgico. Uomo avventuros­o con la passione per la boxe (il naso era da pugile), Prêtre coniugava un’apparente ingenuità fanciulles­ca a una vitalità fisica che l’ha accompagna­to per quasi tutta la vita. Non incarnava la tradiziona­le figura dell’artista francese: era semmai una sorta di Jean Gabin della musica, senza mondanità né affettazio­ni.

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