Georges con swing
Trombettista nei locali jazz, Prêtre non ha mai dimenticato quella lezione, come dimostra col Gershwin diretto nel nostro cd
Figlio di un calzolaio della Piccardia, regione dell’Alta Francia la musica aveva sedotto Georges Prêtre fin dall’età di sette anni, grazie alla radio. Avrebbe voluto studiare l’oboe, ma gli comprarono una tromba, che costava meno. Fu la sua salvezza perché a vent’anni, durante la guerra, dopo aver conquistato un primo premio al Conservatorio di Parigi, quell’ottone gli servì per sopravvivere suonando jazz al Bobino, il famoso music-hall che si trova a Montparnasse, in vari cabaret e finanche con l’orchestra di Glenn Miller. Pur frequentando il conservatorio, non si diplomò mai. Di questi trascorsi jazz se ne ricorderà quando dirigerà con impagabile senso della flessibilità ritmica la Rhapsody in Blue e il Concerto di Gershwin che alleghiamo nel nostro cd. L’incontro con Jean Marny cambiò il suo destino. Direttore dell’opera di Marsiglia, Marny nel 1946 lo fece debuttare e contestualmente gli presentò la figlia Gina, che Georges sposò e alla quale rimase legato per tutta la vita. Per un periodo diresse nei piccoli teatri spettacoli d’operetta, utilizzando lo pseudonimo di Georges Dherain, il cognome della madre. E anche dopo il salto di qualità che lo porterà a guidare diversi teatri d’opera della Francia, alcune volte riutilizzava quel cognome materno come un riflesso nostalgico. Uomo avventuroso con la passione per la boxe (il naso era da pugile), Prêtre coniugava un’apparente ingenuità fanciullesca a una vitalità fisica che l’ha accompagnato per quasi tutta la vita. Non incarnava la tradizionale figura dell’artista francese: era semmai una sorta di Jean Gabin della musica, senza mondanità né affettazioni.