PERGOLESI ADRIANO IN SIRIA
Y. Mynenko, F. Fagioli,
INTERPRETI
R. Basso, D. Idrisova, J. Sancho, C. Soyarslan
Jan Tomasz Adamus
DIRETTORE
Capella Cracoviensis
ORCHESTRA
3CD Dg 4830004
37,50
PREZZO
★★★★
Terza delle quattro opere serie che la breve vita concesse al genio di Pergolesi, nacque con l’intento di celebrare, attraverso la vittoria di Adriano sui Parti, Carlo di Borbone figlio di Filippo V che entrando a Napoli principiò il dominio borbonico soppiantando quello asburgico: e la celebrazione ruotava soprattutto attorno al celeberrimo (e di bizzosità proverbiale) castrato Caffarelli, al secolo Gaetano Majorano. Il quale, nell’assumere il ruolo di Faraspe, fu gratificato di tre arie capaci di metterne in valore tutte le eccezionali caratteristiche sia nel canto elegiaco sia – più ancora – in quello di bravura. Nella mirabile serie “tutto Pergolesi” con cui il festival di Jesi ha confermato il suo ottimo stato di salute (serie tutta consegnata per fortuna al
dvd), per Faraspe s’è optato per una più sicura voce femminile. Qui invece è stato schierato un controtenore: scegliendo il meglio con l’argentino Franco Fagioli. Formidabile. L’aria che chiude il primo atto richiede una dolcezza estenuata da esprimere con un legato lungo, morbido, intriso di melanconia; quella che chiude il second’atto è un fuoco d’artificio tra i più diabolicamente pirotecnici mai concepiti; i lunghissimi recitativi impongono anche a Faraspe, non meno che a tutti gli altri, un’attenzione particolare nel valorizzare i bellissimi versi di Metastasio: richieste abnormi di valentìa tecnica, onorate splendidamente da Fagioli che sa tuttavia dar loro senso teatrale rendendo espressiva e dunque drammaturgicamente pertinente ogni capriola vocale.
Per fortuna, però, non siamo davanti al classico one man show: anche se meno illuminato dai riflettori dell’ipervirtuosismo, il cast non regge lo strascico ma lo indossa. Romina Basso, innanzitutto. Sempre affascinante il suo timbro brunito, vellutato, bellissimo di suo ma reso ancor più tale da un fraseggio caldo, insinuante, che sa toccare tutte le corde della pateticità con cui Pergolesi costruisce il magnifico personaggio di Emirena: nel duetto finale con Faraspe, Fagioli e la Basso realizzano un momento davvero magico. Il ruolo eponimo è affidato anch’esso a un controtenore: meno impegnato di Faraspe, Yuriy Mynenko si disimpegna molto bene, al pari della bella voce tenorile di Juan Sancho e della giovane promessa Dilyara Idrisova. Vibrantissima (con qualche eccesso, persino) e piena di sgargianti contrasti l’orchestra ovviamente di strumenti d’epoca, diretta con estremo vigore narrativo da Adamus, che suona benissimo anche il cembalo in coppia con Marcin Swiakiewicz costruendo, col valido apporto della tiorba di Ophira Zakai, la robusta colonna vertebrale della drammaturgia costituita da quei recitativi che del genio pergolesiano non sono certo l’ultimo degli esempi.