SCHULHOFF FORBIDDEN MUSIC
Daahoud Salim
PIANOFORTE
Sinfonica del Conservatorio
ORCHESTRA di Amsterdam Andrew Grams
DIRETTORE
Challenge Classics CC 72730 CD
17,90
PREZZO
★★★★
Un disco decisamente succoso per chi voglia accostarsi a Ervin Schulhoff, musicista che tra i tanti cosiddetti “minori” è stato ritrovato a seguito del proficuo cedimento delle maglie troppo rigorose di quella visione per tendenze con cui si era soliti classificare il Novecento. Praghese di nascita, con studi a Vienna e a Colonia, godette di una fama notevole soprattutto come pianista brillante per la sua capacità di muoversi lungo un orizzonte che scorreva dalla classicità alla musica d’avanguardia toccando pure il jazz. E proprio questa mobilità trova una diretta traduzione nella sua ricca produzione, quella pianistica in particolare di cui un campione molto significativo è offerto da questo disco affidato alle mani di un giovane pianista formatosi e nutritosi di una spiccata pratica jazzistica e quindi particolarmente incline a cogliere lo spirito del musicista; il quale, forte del retaggio classicistico degli studi con Reger - non a caso dedicò la sua prima Sonata a Thomas Mann - si apre a ben altre suggestioni; se da un lato mostra una certa distaccata eleganza, inclinante ad una sensibilità armonica raveliana – il clima sognante dei primi due movimenti del Concerto che apre il disco il fuoco viene dalla provocazione jazzistica che affiora esplicita nella Suite dansante en jazz, pagine che svelano più direttamente il carattere del musicista, la sua irrequietezza, pensando appunto al senso di novità che quei ritmi giunti dall’America destavano in molti musicisti europei, da Stravinskij a Ravel, da Krenek a Casella. E anche per Schulhoff si trattava di inediti mordenti con cui stimolare quella sua innata curiosità che lo sospingeva incessantemente verso nuove esperienze, fossero quelle suggerite dalle stupefazioni della musica di Debussy o le più radicali esplorazioni entro l’universo armonico, con la ricerca dei quarti di tono condotta insieme al suo connazionale Alois Hába (anche se lui non ne fece uso) , o quelle estreme del movimento dadaista, cui Schulhoff aderì tanto entusiasticamente, così come dopo gli anni Trenta fu attratto dall’ideale comunista, giungendo a comporre una cantata utilizzando parte del “Manifesto”. Per questo molte delle sue composizioni vennero dichiarate dai nazisti Entartete Musik, musica degenerata, segnando così il destino del compositore che nel 1942, con l’invasione della Cecoslovacchia, fu internato nel campo di concentramento di Würzburg dove morì l’anno seguente. Osservata a distanza, con il naturale decantarsi di quegli elementi che appartenevano alle mode del momento, la musica di Schulhoff offre ancor oggi, dietro il suo eccitante vitalismo, un segno di autenticità.