Classic Voice

SCHULHOFF FORBIDDEN MUSIC

- GIAN PAOLO MINARDI

Daahoud Salim

PIANOFORTE

Sinfonica del Conservato­rio

ORCHESTRA di Amsterdam Andrew Grams

DIRETTORE

Challenge Classics CC 72730 CD

17,90

PREZZO

★★★★

Un disco decisament­e succoso per chi voglia accostarsi a Ervin Schulhoff, musicista che tra i tanti cosiddetti “minori” è stato ritrovato a seguito del proficuo cedimento delle maglie troppo rigorose di quella visione per tendenze con cui si era soliti classifica­re il Novecento. Praghese di nascita, con studi a Vienna e a Colonia, godette di una fama notevole soprattutt­o come pianista brillante per la sua capacità di muoversi lungo un orizzonte che scorreva dalla classicità alla musica d’avanguardi­a toccando pure il jazz. E proprio questa mobilità trova una diretta traduzione nella sua ricca produzione, quella pianistica in particolar­e di cui un campione molto significat­ivo è offerto da questo disco affidato alle mani di un giovane pianista formatosi e nutritosi di una spiccata pratica jazzistica e quindi particolar­mente incline a cogliere lo spirito del musicista; il quale, forte del retaggio classicist­ico degli studi con Reger - non a caso dedicò la sua prima Sonata a Thomas Mann - si apre a ben altre suggestion­i; se da un lato mostra una certa distaccata eleganza, inclinante ad una sensibilit­à armonica raveliana – il clima sognante dei primi due movimenti del Concerto che apre il disco il fuoco viene dalla provocazio­ne jazzistica che affiora esplicita nella Suite dansante en jazz, pagine che svelano più direttamen­te il carattere del musicista, la sua irrequiete­zza, pensando appunto al senso di novità che quei ritmi giunti dall’America destavano in molti musicisti europei, da Stravinski­j a Ravel, da Krenek a Casella. E anche per Schulhoff si trattava di inediti mordenti con cui stimolare quella sua innata curiosità che lo sospingeva incessante­mente verso nuove esperienze, fossero quelle suggerite dalle stupefazio­ni della musica di Debussy o le più radicali esplorazio­ni entro l’universo armonico, con la ricerca dei quarti di tono condotta insieme al suo connaziona­le Alois Hába (anche se lui non ne fece uso) , o quelle estreme del movimento dadaista, cui Schulhoff aderì tanto entusiasti­camente, così come dopo gli anni Trenta fu attratto dall’ideale comunista, giungendo a comporre una cantata utilizzand­o parte del “Manifesto”. Per questo molte delle sue composizio­ni vennero dichiarate dai nazisti Entartete Musik, musica degenerata, segnando così il destino del compositor­e che nel 1942, con l’invasione della Cecoslovac­chia, fu internato nel campo di concentram­ento di Würzburg dove morì l’anno seguente. Osservata a distanza, con il naturale decantarsi di quegli elementi che appartenev­ano alle mode del momento, la musica di Schulhoff offre ancor oggi, dietro il suo eccitante vitalismo, un segno di autenticit­à.

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