La messa è inudita
Gentile direttore, credo che non avrò l’onore della pubblicazione. Neppure lo desidero, però mi corre l’obbligo di dirle che, sfogliando il numero di gennaio di “Classic Voice”, espressioni quali “villan rifatti e asini calzati e vestiti [...] che non sono presenti alla prima esecuzione ufficiale di una nuova Missa il cui titolo, guarda caso, porta il loro nome” (dal “blog” di un antico maestro che ero solito stimare per i suoi contributi alla germanistica italiana) non mi sembrano degne di un uomo di cultura; piuttosto di uno di quegli agit-prop che contristarono la mia giovinezza di liceale nella Ddr. Linguaggio di odio e gratuita contumelia disceso “per li rami” dagli opuscoli di Lutero contro il “Papa Satanissimum” che lui voleva vedere impiccato, come ricorda il bel saggio del professor Vitali ospitato nello stesso numero. Nella fattispecie, ero presente alla prima della Missa Papae Francisci di Morricone. Il dedicatario era assente perché impegnato a ricevere la visita di Putin, e non c’era neppure il presidente Mattarella, cattolico doc; c’era invece il presidente emerito Napolitano, ateo dialogante. Però si è scritto dovunque che in precedenza papa Francesco aveva ricevuto il Maestro Morricone per farsi illustrare il nuovo lavoro, ringraziarlo, benedirlo e tutto il resto. Mi considero come tanti un agnostico moderato in ricerca, la Missa mi è piaciuta ma non troppo, però questo presunto obbligo di presenza mi ricorda i Kampfgruppen della Germania Est, a cui anche i pastori luterani dovevano intervenire con la cartolina precetto, pena la segnalazione come “elementi antisocialisti” e l’eventuale perdita dell’impiego. Giovanni Manacorda
Più che obbligo di presenza, qui si parla di regalo offerto, eseguito, ma non “ritirato”. Però le priorità sono priorità, è vero; la musica non serve, ma soltanto esalta, consola, dà gioia, fortifica, redime. Peccato non averla condivisa con Putin, chissà che…