Classic Voice

L’ISOLA che (non) c’è

Si insegue l’utopia del musicista profession­ista senza chiedersi quanti saranno assorbiti dal mercato. Daniele Ficola, direttore del Conservato­rio di Palermo, cerca un varco con produzioni pensate per studenti, docenti e pubblico. Come quelle organizzat­e

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La riforma dei conservato­ri, varata nel 1999, l’unica messa in campo dopo quella vetusta del 1930, ha lasciato insoluti molti punti. Lo sappiamo e lo scriviamo da 18 anni a questa parte. Ne abbiamo parlato con Daniele Ficola, al suo secondo mandato come direttore del Conservato­rio di Palermo: ente che quest’anno celebra i quattro secoli dalla nascita. Si festeggia con un fitto calendario di concerti, eventi, e accogliend­o l’Internatio­nal Rostrum of Composers. Si parte il 6 marzo con la prima esecuzione moderna di due cantate inedite di Donizetti. Tutte attività che vedono l’applicazio­ne di un sano principio della Riforma, da non bocciare dunque. Nei conservato­ri si insegna e si produce. “Alcune istituzion­i hanno aderito in modo accentuato a questa richiesta, altre meno”, spiega Ficola. “Palermo ha sempre avuto un alto numero di produzioni pensate per coinvolger­e studenti, docenti, ma anche esterni”. Sarà per quella sua anima isolana, ma di fatto per la legge del contrappas­so - quello di Palermo è uno dei Conservato­ri più aperti al confronto con il resto dell’Europa. Non per nulla è stato prescelto per l’Internatio­nal Rostrum. Così come nel 2013 ospitò il simposio di 400 delegati di conservato­ri europei. Incontri che accesero ancora di più la consapevol­ezza “che la Riforma del 1999 ha tante criticità. In Italia continua a mancare la formazione del primo percorso di un musicista. I ragazzi devono avere una buona didattica dai 5 anni ai 20 anni. Questo è il vero problema. Se il musicista non impara da piccolo poi fatica. Bisogna trovare un sistema che garantisca questo”. E cita il caso di paesi dove l’offerta didattica è consolidat­a da decenni. “In Germania vi sono scuole di alta formazione e scuole di livello inferiore. Così come in Francia troviamo conservato­ri comunali, regionali e nazionali. Noi continuiam­o a pensare a corsi di 10 anni, fatichiamo a svincolarc­i da questo parametro. C’erano tante positività nella riforma del ‘99, ma non è mai stata applicata fino in fondo, è mancata la volontà politica. È stata allargata l’offerta formativa, sono state introdotte più discipline. Ma la grande lacuna è quella di cui s’è detto”. Oltre a un sistema di reclutamen­to che riesce a essere peggiore - se ancora era possibile - rispetto a quello della scuola italiana in generale. L’ingresso continua a non essere selettivo, o almeno non secondo criteri di merito. La permanenza in cattedra, poi, è un diritto acquisito a vita, non richiede periodiche dimostrazi­oni. In questa foresta di istituti, c’è chi si distingue. Il conservato­rio di Milano esemplarme­nte e tradiziona­lmente, per fare un nome. Ma anche il Conservato­rio di Palermo, di cui però inquietano i numeri. Conta 1440 studenti, 147 docenti, 60 corsi di triennio di primo livello, altrettant­i di secondo livello. Più la coda, ad esauriment­o per la verità, dei corsi del vecchio ordinament­o. Su 1400 studenti, 20 sono stranieri, attratti a Palermo anzitutto per i corsi di canto e musica antica. Ma quanti diplomati verranno assorbiti dal mercato? “Posso assicurare questo. I nostri allievi migliori, sottolineo i migliori, lavorano. Sono impiegati anzitutto nel campo dell’insegnamen­to perché sono aumentati in modo esponenzia­le le scuole medie a indirizzo musicale e così pure i licei musicali. Certo, l’ingresso nelle orchestre non è impossibil­e ma senza dubbio più difficile”, insiste Ficola, che ci tiene a ricordare le eccellenze di Palermo dislocate nel mondo, dal primo clarinetto del Concertgeb­ouw di Amsterdam, Calogero Palermo, al primo trombone della Cleveland, Massimo La Rosa, e ancora i soprani Gabriella Costa, Jessica Nuccio e Desirée Rancatore.

Nel frattempo vedremo cosa riserverà l’Internatio­nal Rostrum of Composers, concorso dedicato ai giovani compositor­i contempora­nei, organizzat­o dall’Internatio­nal Music Council di Parigi e co-finanziato dalla Comunità Europea nell’ambito del progetto Creative Europe. Dal 1954 ad oggi sono risultati vincitori del Rostrum artisti come Nono, Castiglion­i, Dusapin, Esa Pekka Salonen, Ligeti, Kurtág. Il momento clou della manifestaz­ione si svolgerà proprio nel conservato­rio di Palermo, quando quaranta radio europee, tra cui la Rai, saranno presenti dal 16 al 19 maggio per giudicare le composizio­ni in concorso. A firmarle, un centinaio di compositor­i. Un gruppo di studenti, invece, sarà successiva­mente al Palais des Beaux Arts di Bruxelles per eseguire i nuovi lavori.

 ??  ?? Fra il busto del barone Pisani, il presidente Gandolfo Librizzi (a sinistra) e il direttore del Coservator­io di Palermo Daniele Ficola. Il 6 marzo iniziano i festeggiam­enti per i 400 anni dell’Istituto con l’esecuzione di due cantate inedite di Donizetti
Fra il busto del barone Pisani, il presidente Gandolfo Librizzi (a sinistra) e il direttore del Coservator­io di Palermo Daniele Ficola. Il 6 marzo iniziano i festeggiam­enti per i 400 anni dell’Istituto con l’esecuzione di due cantate inedite di Donizetti

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