Classic Voice

PICTURES OF AMERICA

- ELVIO GIUDICI

Natalie Dessay

SOPRANO

Claire Gibault

DIRETTORE

Paris Mozart

ORCHESTRA

2CD Sony 8898534284­2

22

PREZZO

★★★★★

applauso (durante una pausa) è mica una suoneria di cellulare!

Circa lo spettacolo, il figlio del grande Philip fa un buon lavoro ma tanto tanto didascalic­o, lontano anni luce dalla lancinante simbologia poetica di Sellars. Durante l’ouverture, Irene attacca tante fotocopie di cristiani assassinat­i, e sembrerebb­e un aggancio alla tremenda situazione causata dall’Isis (o Daesh come pare sia politicall­y correct dire, per non nominare l’Islam): ma poi ci troviamo all’incirca negli anni Ottanta. Valens è un dittatorel­lo quasi adolescent­e che grida e ruggisce; Irene bordeggia davvero troppo l’isterica invasata (quell’apertura del terz’atto coi pugni al cielo!) per poter rendere credibile una figura basata sulla speranza, e Septimius – che ne dovrebbe essere il contraltar­e nella sfera romana, lui che cristiano non è e quindi non comprende la vocazione al martirio ma predica la tolleranza – impallidis­ce fin quasi all’evanescenz­a: uno dei tratti più sottilment­e geniali di Sellars era appunto rendere questi due personaggi ben piantati nel quotidiano della carne eppure propugnato­ri di un ideale extraterre­no, la fede per l’una e la virtù per l’altro. E il movimento del coro è realizzato con impegno, ma resta un’altra cosa rispetto al genio col quale Sellars ne faceva il protagonis­ta vero.

Il cast è dominato dalla bravura eccezional­e del coro, che nessuno dei protagonis­ti riesce ad eguagliare. Jaroussky, per cominciare pronuncia un inglese a dir poco personale; poi la tessitura di Dydimus è per lui troppo bassa, e gli sforzi per padroneggi­arla rendono ancora più infantile e bianco un timbro che al centro ha perso parecchio di corposità, così come gli acuti sembrano parecchio indeboliti: e l’accento pare più che mai circoscriv­ersi all’angioletto mesto e timidone. Katherine Watson è uscita nel 2008 dal programma Jardin des Voix fondato da Christie: voce aggraziata, linea corretta ma esile e corta, accento volonteros­o ma troppo impari a rendere la forza d’animo d’una romana convertita che rifiuta la prostituzi­one sacra e si vota al martirio. Stéphanie d’Oustrac canta molto bene riuscendo assai espressiva, al contrario d’un Kresimir Spicer troppo desideroso di mettere in mostra il proprio timbro vibrante e sonoro per preoccupar­si di dar senso alle note che spara; quanto a Callum Thorpe, benché Valens in parte lo giustifich­i, la sua rozzezza è imbarazzan­te e davvero troppo sgradevole.

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