PICTURES OF AMERICA
Natalie Dessay
SOPRANO
Claire Gibault
DIRETTORE
Paris Mozart
ORCHESTRA
2CD Sony 88985342842
22
PREZZO
★★★★★
applauso (durante una pausa) è mica una suoneria di cellulare!
Circa lo spettacolo, il figlio del grande Philip fa un buon lavoro ma tanto tanto didascalico, lontano anni luce dalla lancinante simbologia poetica di Sellars. Durante l’ouverture, Irene attacca tante fotocopie di cristiani assassinati, e sembrerebbe un aggancio alla tremenda situazione causata dall’Isis (o Daesh come pare sia politically correct dire, per non nominare l’Islam): ma poi ci troviamo all’incirca negli anni Ottanta. Valens è un dittatorello quasi adolescente che grida e ruggisce; Irene bordeggia davvero troppo l’isterica invasata (quell’apertura del terz’atto coi pugni al cielo!) per poter rendere credibile una figura basata sulla speranza, e Septimius – che ne dovrebbe essere il contraltare nella sfera romana, lui che cristiano non è e quindi non comprende la vocazione al martirio ma predica la tolleranza – impallidisce fin quasi all’evanescenza: uno dei tratti più sottilmente geniali di Sellars era appunto rendere questi due personaggi ben piantati nel quotidiano della carne eppure propugnatori di un ideale extraterreno, la fede per l’una e la virtù per l’altro. E il movimento del coro è realizzato con impegno, ma resta un’altra cosa rispetto al genio col quale Sellars ne faceva il protagonista vero.
Il cast è dominato dalla bravura eccezionale del coro, che nessuno dei protagonisti riesce ad eguagliare. Jaroussky, per cominciare pronuncia un inglese a dir poco personale; poi la tessitura di Dydimus è per lui troppo bassa, e gli sforzi per padroneggiarla rendono ancora più infantile e bianco un timbro che al centro ha perso parecchio di corposità, così come gli acuti sembrano parecchio indeboliti: e l’accento pare più che mai circoscriversi all’angioletto mesto e timidone. Katherine Watson è uscita nel 2008 dal programma Jardin des Voix fondato da Christie: voce aggraziata, linea corretta ma esile e corta, accento volonteroso ma troppo impari a rendere la forza d’animo d’una romana convertita che rifiuta la prostituzione sacra e si vota al martirio. Stéphanie d’Oustrac canta molto bene riuscendo assai espressiva, al contrario d’un Kresimir Spicer troppo desideroso di mettere in mostra il proprio timbro vibrante e sonoro per preoccuparsi di dar senso alle note che spara; quanto a Callum Thorpe, benché Valens in parte lo giustifichi, la sua rozzezza è imbarazzante e davvero troppo sgradevole.