“UN GRANDE RACCONTO DUNQUE CHE, STUDIO DOPO STUDIO, VA ARRICCHENDOSI DI SITUAZIONI SEMPRE SORPRENDENTI”
Si era avuta già una testimonianza del modo di confrontarsi con Liszt da parte del giovane Daniil Trifonov, oggi una delle presenze più affascinanti sul palcoscenico internazionale, nella registrazione “live” del concerto tenuto nel febbraio del 2014 alla Carnegie Hall il cui programma comprendeva la Sonata in si minore. Colpiva in quella esecuzione la capacità di immergersi con pienezza nel delibare i più sottili trapassi della grandiosa narrazione grazie ad un pianismo sospinto da una intrinseca naturalezza, penetrata come organicamente nella eloquenza del suono. Tratti che ora risultano ancor più espliciti nei due cd comprendenti tutti gli Studi di Liszt, i dodici Trascendentali, i cinque Studi da concerto e i sei Studi da Paganini, cimento estremo che Trifonov affronta con la piena consapevolezza di vivere una vicenda musicale più che una sfida di resistenza, conscio che il virtuosismo non è solo questione di velocità e di muscoli ma anche di modo di concepire il suono, di gestirne in maniera significativa i trapassi, ossia tutte le condizioni per realizzare con pienezza quell’idea di trascendente incarnata nell’impegno tecnico degli Studi ma più ampiamente presente in ogni creazione del grande ungherese. Convinzione che lo stesso Trifonov ha espresso in un’intervista sottolineando come il virtuosismo non sia che “un mezzo per evocare situazioni estreme”, momenti che si pongono come “rappresentazione dinamica delle esperienze spirituali di un’anima romantica”. Da qui il senso di unità con cui l’interprete affronta il ciclo dei dodici Trascendentali, inteso come “il viaggio di un eroe”, un grande racconto dunque che, Studio dopo Studio, va arricchendosi di situazioni sempre sorprendenti, come evocazione di visioni ma pure aperture verso spazi sconosciuti, nello stesso spirito con cui l’idea poetica diventa fermento generatore dei Poemi sinfonici di cui a Liszt va attribuita la paternità. Una proposta, quindi, questa di Trifonov, che si distacca da altre in cui la pregnanza del dato tastieristico e sonoro appare più stringente nell’accensione trasfigurativa, come quella indimenticabile di un Berman, ma che si offre all’ascolto con un fascino avvolgente proprio per il senso inventivo che affiora da ogni pagina e per quella sottile suggestione che emana da un dominio assoluto della tastiera, senza mai che emerga quel senso di eccesso, di sforzo denunciato dall’atletismo di certe esecuzioni.