BRAHMS
PER VIOLONCELLO E PIANOFORTE PANFILI INSONNE DALL’ONGARO CANZONI SICILIANE
di astratta essenzialità, segnata dall’alterna ascesa/discesa di grandi parallelepipedi in cartone, a scandire uno spazio simbolico che di volta in volta significa trincea, castello, labirinto e così via, grazie anche all’incisivo disegno luci di Urs Schönenbaum. La direzione di Jader Bignamini è apparsa corretta e concentrata nel ricavare adeguata nitidezza dall’orchestra; ma, nella sua linea di prevalente omogeneità ritmica, solo in parte ha trovato la temperatura espressiva e lo scatto incandescente necessari ai momenti topici. Nella compagnia di canto, Simone Piazzola impersona un Conte di Luna impeccabile per proprietà di accenti e nobiltà di eloquio, grazie alla consapevolezza stilistica della condotta vocale, omogenea in ogni registro e duttile nel fraseggio. Sullo stesso piano Ekaterina Sementchuk, un’Azucena intensa, penetrante, pienamente in parte nelle pagine più impegnative. Nella nostra replica, inappuntabili anche il colore caldo e omogeneo, e la qualità drammatica della Leonora di Tatiana Serjan. Meritevole Carlo Cigni, Ferrando. Discontinuo, invece, il Manrico di Stefano Secco, che si fa apprezzare per le doti stilistiche e la cura del fraseggio, ma appare al limite nei momenti più significativi e attesi. Sorprendente invece, s’è accennato, il Manrico del secondo cast, Diego Cavazzin, che dopo aver fatto mille mestieri ha rivelato, in età matura, straordinari mezzi vocali. Dovrà studiare, e imparare a muoversi. Ma il metallo, lo squillo, la freschezza del timbro, uniti a una dizione limpidissima, fanno affiorare paragoni illustri, che per il suo bene è meglio rinviare… con gli stessi collaboratori nel 2007, ha molto giovato all’intensità dello spettacolo e della recitazione di tutti. PIANOFORTE Antonio Pappano
VIOLONCELLO Luigi Piovano
ASSOCIAZIONE Serate musicali
SALA Verdi del Conservatorio ★★★★
“Anche al pianoforte, Sir Antonio Pappano tende a ‘dirigere’ ma Piovano risponde alla pari con dolcezza, ammorbidisce i contorni, si prende ampi spazi dove canta o medita in scioltezza perché sa che la tastiera non gli ruberà mai la scena a sproposito”
Esecuzione a trazione anteriore ma senza scompensi musicali. Anzi. Il sodalizio oramai ultradecennale tra Pappano e il violoncellista Luigi Piovano funziona proprio perché lo scambio di ruoli avviene senza frizioni. In piena e reciproca fiducia. Anche al pianoforte, Sir Antonio Pappano tende a “dirigere” ma Piovano risponde alla pari con dolcezza, ammorbidisce i contorni, si prende ampi spazi dove canta o medita in scioltezza perché sa che la tastiera non gli ruberà mai la scena a sproposito. Nonostante sui leggii ci siano le due Sonate di Brahms, cioè pagine in cui la personalità del compositore-pianista affiora a ogni battuta per consegnarla alla cura dell’interprete-pianista che in quel momento se ne occupa. Altra caratteristica seduttiva di questo duo è la complicità musicale immediatamente riconoscibile in esecuzione. Che non è semplice rispetto reciproco o professionismo cameristico, è qualcosa di più intimo ma il pubblico lo avverte subito come suo. C’è il modo di scambiarsi non solo le occhiate - meno di altri, peraltro: si trovano a occhi chiusi - ch’è la prima spia del piacere connesso alla condivisione cameristica ma le “scoperte” musicali. In tempo reale. Il gioco di specchiamenti ininterrotti non si limita alla funzionalità pratica