Ravenna rivoluzionaria
Prima italiana per l’opera futurista di Kručënych che rimanda alla Sagra della primavera in un allestimento da Mosca. Poi Bychkov, Temirkanov. E Muti in ponte con l’Iran
Idieci giorni che sconvolsero il mondo. Sono quelli dell’ottobre 1917 che videro la caduta dell’Impero degli zar e l’ascesa dei bolscevichi. Dall’atmosfera artistica che ne scaturì prende spunto “Il rumore
del tempo”, titolo della 28a edizione del Ravenna Festival in programma dal 25 maggio al 22 luglio. A parlarne è Franco Masotti che condivide con Angelo Nicastro la direzione artistica. Qual è il vero significato di questa edizione?
“Tutto prende senso dal titolo condiviso quest’anno con il romanzo di Julian Barnes, Il rumore del tempo, dedicato alle vicende del compositore bollato ‘nemico del popolo’ e da una raccolta di prose brevi di Mandel’stam. Un significato che va al di là della Rivoluzione russa in se stessa, di cui quest’anno ricorre il centenario, ma assume su di sé anche il valore di molte altre rivoluzioni in musica”. È prevista la prima italiana dell’opera futurista Vittoria sul sole di Aleksej Krucënych su musiche di Michail Matjusin. Di che cosa si tratta? “È una partitura per due pianoforti del 1913 che mostra un dinamismo ritmico e percussivo che rimanda a La sagra della primavera di Stravinskij di poco precedente e che respira già dell’atmosfera rivoluzionaria che sarebbe seguita, di lì a pochi anni, dove il ‘sole’ del titolo richiama ad una visione romantico-simbolista della poesia e dove il ‘far vincere le forze della notte’, citato nel testo, ha un sapore del tutto eversivo e rivoluzionario. Sul palco viene tratteggiato un mondo alla rovescia che si rifà a una specie di teatro carnevalesco e medievale con personaggi molto stilizzati e definiti in partitura come ‘il viaggiatore’, ‘il male intenzionato’, ‘il forzuto’ ed ‘il grassone’ che fanno uso del declamato con rimandi a canti popolari russi e a brani di musica leggera dell’epoca. Quest’opera arriva a Ravenna in un allestimento nato nel 2013 al Teatro Stas Namin di Mosca in collaborazione con il Museo Russo di San Pietroburgo; la regia è di Andrej Rossinskij, scenografie e video sono a cura di Grigorij Brodskij su disegni originali di Malevic”. Cosa riserva ancora il Festival?
“Sicuramente lo spettacolo inaugurale, Inferno di Marco Martinelli ed Ermanna Montanari, prima parte di una trilogia commissionata dal festival in collaborazione con Ravenna Teatro - Teatro delle Albe che si completerà con il Purgatorio nel 2019 e con il Paradiso nel 2021. Lo spettacolo, di scena per 34 giorni, dal 25 maggio al 3 luglio, al Teatro Rasi, guida gli spettatori a scoprire l’intima natura teatrale della Divina Commedia nel tradizionale omaggio a Dante Alighieri che a Ravenna trascorse gli ultimi anni e dove venne sepolto. Il 28 maggio arriva la Filarmonica di Monaco diretta da Semyon Bychkov con solista al pianoforte Jean-Yves Thibaudet su musiche di Ciaikovskij e Berlioz. Ma altri grandi protagonisti della musica sinfonica fanno tappa qui quest’anno: dalla Filarmonica di San Pietroburgo diretta da Yuri Temirkanov, il 4 luglio, a Riccardo Muti e alla sua Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, coinvolti, l’8 luglio, nel tradizionale Le Vie dell’Amicizia, da Anne-Sophie Mutter, il 15 giugno, con l’Orchestre National de Lyon diretta da Leonard Slatkin al Darbar Festival, la celebre kermesse londinese dedicata alla musica indiana che sbarca, dal 22 al 24 giugno, a Ravenna con i suoi musicisti più rappresentativi”.
Ravenna Festival
Dal 25 maggio al 22 luglio