FESTIVAL PRINTEMPS ARTS DES
vari ARTISTI E LUOGHI
Ogni anno proposte diverse, evitando la routine. Da sempre è il sentiero seguito da Marc Monnet, direttore artistico del Festival Printemps des Arts, che a Montecarlo ha toccato la 33esima edizione. Tre prime assolute, molto diverse tra loro, hanno marcato uno dei quattro week end della rassegna, in un pomeriggio effervescente di offerte assai diverse (finanche una casta lap dance), a contorno delle tre novità, tutte con ampia orchestra. I lavori sono stati commissionati dal Festival a Francesco Filidei, da anni residente a Parigi e ormai affermato in campo internazionale, al basco Ramon Lazkano, e al boemo Miroslav Srnka; l’Orchestra Filarmonica di Nizza era diretta da Pierre-André Valade. La novità di Filidei, Sull’essere angeli per flauto e orchestra, si ispira a una serie di fotografie in bianco e nero dell’artista statunitense Francesca Woodman (1958-1981), che si suicidò giovanissima. Nel segno di una profonda malinconia esistenziale, la serie fotografica raffigura il corpo seminudo della stessa Woodman, talvolta coperto da lenzuoli che sembrano le ali di un angelo. E questo corpo, reso impalpabilmente dal flauto solista di uno strepitoso Mario Caroli, è in primo piano nel metaforico affresco sonoro di Sull’essere angeli: un monologo accompagnato che disegna una melodia eterea, screziata da frequenti quarti di tono. La linea del flauto è laconica, essenziale, non sa dove andare, cerca la propria direzione, poi improvvisa, poi guarda da una parte e dall’altra. E la nudità di questo corpo è ogni tanto vestita dagli interventi dell’orchestra, ora a colori sgargianti, ora a tinte più semplici, in un tappeto di prevalenti mormorii e respiri, con esplosioni episodiche. Il flauto desolato e smarrito di Mario Caroli appare sublime, sempre intonatissimo sui quarti di tono, anche quando rientra dopo gli interventi orchestrali. E, alla fine, il lavoro avvolge e avvince la sala della sua lieve vaghezza. È poi seguita Hondar, di Lazkano, pagina nella quale il materiale sonoro fluisce come magma pulsante, che però appare ripetersi, e implode senza attingere un momento risolutivo. Infine, Move 03 per orchestra, di Miroslav Srnka, è lo studio di un movimento tridimensionale del suono nello spazio, mediante l’interazione e il coordinamento di flussi molteplici. Da una base armonica comune, il suono si dirama in direzioni diverse, sovrapponendo sfumature diatoniche, cromatiche, pentatoniche in un disegno rapido e ondivago, segnato anche da assetti poliritmici, per ricomporsi infine nello stesso contesto armonico. Da segnalare anche, come curiosità, il concerto che in altra serata ha mescolato un’orchestra congolese (Orchestre Symphonique Kimbanguiste de Kinshasa) e la Filarmonica di Montecarlo, con pagine etniche nella prima parte, e l’Ottava di Beethoven nella seconda.